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Legalize the coral. Si definiscono le nuove regole algerine

I dati scientifici sul corallium rubrum nel Mediterraneo attestano che di certo la riserva di corallo rosso delle coste algerine è considerevole. Si ipotizza una consistenza di 200.000 tonnellate, il 48% delle riserve mondiali. È indubbio che il paese nordafricano stia producendo uno sforzo considerevole per porre rimedio alla dipendenza delle sue esportazioni dalla sola voce degli idrocarburi. E così è quasi pronto a valorizzare questa risorsa marina anche per contrastare il mercato nero che di fatto contribuisce al traffico illegale di corallo verso il consumo internazionale. Il Ministero Algerino dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca, non ha reso pubblici i dati degli studi tecnici che ha avviato con tecnici europei sulle risorse coralline del paese. Ma ha promulgato un decreto esecutivo nell’agosto 2015 (15-213) che sta implementando in questi ultimi tempi per delinearne le procedure applicative.

Da quanto si sa queste saranno improntate ad una notevole attenzione per l’ecosistema marino, sulla scia della particolare cautela che ispira la legislazione europea in materia. Osservatori infatti riferiscono che la pesca di frodo ricorre allo strascico con la croce di Sant’Andrea (ingegno), uno strumento distruttivo dei banchi ormai ovunque bandito. Le concessioni dovrebbero avere una durata massima di cinque anni su due aree principali sottoposte a rotazione. Dei perimetri marini ben delimitati, su cui opereranno non più di trenta concessionari, saranno poi messi fuori sfruttamento per i successivi 20 anni. Nel decreto sono individuate procedure precise che prevedono un registro per i natanti, i loro capitani ed i subacquei, la segnalazione delle coordinate di immersione, la dichiarazione della quantità di prodotto pescato, la limitazione della pesca entro misure ridotte. I porti di sbarco autorizzati sono individuati a ‘El Kala, Annaba, Boudis (Jijel), Bejaia, Stora (Skikda), Dellys, Ténès, Mostaganem e Beni Saf. Per quanto riguarda la commercializzazione del corallo grezzo si è stabilito nel 70% la quota da trasferire obbligatoriamente all’AGENOR, un’agenzia governativa incaricata di gestire le materie prime del paese. Il restante 30%, nelle disponibilità dei concessionari della raccolta, sarebbe dunque quanto destinato al circuito di trasformazione internazionale. Gli artigiani della regione di Tizi Ouzou potrebbero avere un trattamento preferenziale per ottenere corallo grezzo da trasformare in loco a prezzi più accettabili di quanto le quotazioni di contrabbando pretendano recentemente (aumento da 6000 a 150000 dinari algerini al kg in breve tempo, dato fornito dagli operatori locali). La stampa algerina, secondo la quale il mercato nero negozia da 5 ai 10 milioni di dinari al giorno, ha da tempo posto l’accento sul danno procurato dallo sfruttamento indiscriminato da parte dei contrabbandieri particolarmente attivi a El Kala nel quartiere popolare di Sidi Salem.

Gem News a cura della redazione di Trasparenze News, pubblicato su Rivista Italiana di Gemmologia n. 0, Gennaio 2017.

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