sabato, Aprile 20, 2024
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Paolo Cesari. Assogemme, Etica e gemme di colore

Prima le basi scientifiche e poi i programmi di intervento. Posso assicurare che altrove non sempre è così.

Paolo Cesari

Paolo Cesari è Presidente di Assogemme ed è stato tra i promotori del Comitato Etico delle Gemme di Colore che si è costituito in seno a quest’Associazione che rappresenta le realtà imprenditoriali incentrate sulle pietre da gioielleria. Il Comitato si è sviluppato grazie all’impegno personale e professionale e al coinvolgimento di importanti aziende a livello internazionale, dealers, tagliatori di pietre preziose, esperti gemmologi, addetti al commercio e all’estrazione delle materie prime (grezzi), nonché di illustri esponenti del mondo accademico. Due sottocommissioni hanno prodotto ricerche specifiche nel ramo della Supply Chain e in quella della Customer Chain. Il Comitato intrattiene contatti con RJC (Responsible Jewelry Council), con l’UNICRI (United Nations Research Institute on Crime and Justice) che sta attualmente lavorando ad un protocollo per tracciare i percorsi delle gemme sospettate di alimentare la criminalità e con molti altri organismi. Con Paolo Cesari ci soffermiamo per acquisire qualche elemento in più su questo tema.

 

Foto: Jose Ureña

L’Etica è un tema caro ai grandi brand del lusso ma poco percepito nella piccola impresa.

Il Comitato Etico di Assogemme, l’Associazione che presiedo, è stato inaugurato nel luglio del 2013, in modo eccellente in prima linea sotto la guida di Bulgari mentre ora, al secondo mandato, è nelle mani esperte della D.ssa Rossella Ravagli di Gucci. Il principio ispiratore del comitato è che le pratiche etiche si fanno insieme e devono essere applicate a tutte le imprese a prescindere dalle dimensioni. Unite, l’una convalida l’altra e saremo tutti credibili.

La grande platea dei consumatori e le correnti vigorose che influenzano la pubblica opinione sono state negli ultimi anni sovraesposte ad una massiccia inondazione di riferimenti ai temi etici. Ma, in poche parole, questo gran parlare e scrivere di etica ha favorito la consapevolezza delle possibilità di intervenire con pratiche virtuose nel percorso di erogazione di merci e servizi?

Il Comitato Etico di Assogemme è partito da lontano. Gli operatori non sapevano, e forse ancora non sanno bene, che l’etica non è solo un attributo che accompagna la qualificazione per così dire morale di un’azienda. È soprattutto invece una componente fondamentale di una strategia aziendale, la CSR, che è in grado di fornire benefici tangibili e quantificabili in aumentata redditività. Da questa griglia si parte poi con i processi concreti.

Foto: Jose Ureña

Si può dire che per tutte le imprese l’approccio responsabile è anche una convenienza oltre che una necessità imposta da un’opinione pubblica più educata e informata. E in questo c’è apparentemente una contraddizione.

A prima vista, sì. Ma a vedere in profondità la ricerca di pratiche responsabili distende le relazioni con la società, allevia le preoccupazioni ambientali, riduce la frizione con le parti esterne all’impresa. Questi soggetti che ti osservano dal di fuori ti vedranno in positivo. Far bene agli altri fa bene a sé stessi, non c’è più contraddizione.

In effetti molti approcci di Responsabilità Sociale sembrano più degli interventi di marketing travestito che degli interventi ispirati a criteri scientifici.

Questo è il motivo per il quale il nostro Comitato Etico ha sin dal debutto fatto suo il principio fondante della CSR: soddisfazione di tutte le parti in causa. Abbiamo invitato al nostro tavolo esponenti del mondo accademico dall’Orientale di Napoli alla Sapienza di Roma. Prima le basi scientifiche e poi i programmi di intervento. Posso assicurare che altrove non sempre è così.

In tutto il mondo infatti sono numerosi i tavoli aperti che ricercano procedure etiche che ripuliscano le opacità nella catena di fornitura di pietre preziose. La problematica è molto sentita dagli organismi internazionali e dalle Associazioni di categoria nazionali e sovranazionali.

Assogemme ha ottime relazioni con tutti. Lavora con RJC, dialoga con CIBJO, UNICRI e tutti gli altri. Appena si apre un tavolo noi lo monitoriamo. In questo campo non c’è chi arriva prima, c’è solo chi arriva insieme.

Arrivare a cosa: a tracciare le gemme, crede il pubblico. Come un Kimberley Process per le gemme di colore?

Magari le pietre di colori funzionassero come i diamanti! Se si fa uno screening accurato – e noi lo abbiamo fatto già due anni fa – si deve convenire che una procedura universale di tracciabilità per tutte le gemme e per tutte le aree geografiche è difficilissima da attivare. Su questo argomento ritorneremo quando la commissione preposta avrà a disposizione i contributi circa la fattibilità di interventi specifici. Fare presto significherebbe far male. E le scorciatoie non ci piacciono. Del resto nessun protocollo riesce ad emergere a livello internazionale.

Sarebbe infatti come dire che la ricerca tecnica di strategie economiche aziendalistiche debba assecondare i desiderata delle imprese. Ossia fare etica senza essere etici. Ma se guardiamo con gli occhi imprenditoriali qualcosa bisogna pur portare a casa.

Esatto. A casa ci stiamo portando un bel jolly etico, un lavoro scientifico durato diversi anni e coordinato dal Prof. Costantini. Daremo un pass etico alle gemme che rispondono ai requisiti di corretta nomenclatura. Partiamo dai clienti e facciamo il percorso inverso per condizionare la filiera a garantire un’esatta corrispondenza tra i materiali dichiarati e quelli che effettivamente raggiungono il consumatore. Quest’intervento avrà effetti collaterali benefici nell’accrescere la consumer confidence, incentivare il contrasto alla terminologia ingannevole ed incrementare il valore delle gemme attraverso un passaggio diligente. Poi mireremo più in alto.

A cura della redazione, pubblicato su Rivista Italiana di Gemmologia n. 0, Gennaio 2017.

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