giovedì, Marzo 28, 2024
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Zultanite, l’affascinante diasporo cangiante proveniente dalla Turchia

Fig. 1 – Zultanite di forma triangolare ad angoli tronchi e taglio composito; spesso le difficoltà di taglio costringono il tagliatore a forme insolite.

Ogni gemma ha una sua storia e un suo fascino, ma poche pietre sono così affascinanti come un raro minerale estratto in una remota regione della Turchia.

Quando si pensa ad una pietra di colore, la mente va subito a gemme prestigiose come rubino, zaffiro o smeraldo, oppure, gemmologi appassionati possono rivolgere i loro pensieri a gemme attraenti come tanzanite, alessandrite od opale.

Quando si pensa ad una località gemmologicamente importante ci viene invece da pensare a Brasile, Madagascar, India, Sri Lanka, Birmania, Tanzania o Colombia.

Sicuramente non siamo abituati a considerare un diasporo, noto principalmente perché il suo nome è simile a quello del diaspro, e la Turchia, nazione famosa per la società bizantina e l’impero Ottomano, importanti da un punto di vista gemmologico.

Eppure in questo articolo presenteremo la zultanite (Figura 1), un minerale che entra di diritto nel campo delle gemme più preziose, una gemma che oggi rappresenta la Turchia nel panorama gemmologico internazionale, che proprio al sultano ha deciso di dedicare questa pietra.

Relativamente nuovo sul mercato gemmologico, il diasporo, un idrossido commercializzato con il nome di zultanite, è una gemma esclusiva caratterizzata da un eccezionale cambio di colore, brillantezza e rarità.

La zultanite, grazie alla sua bellezza e rarità, ha acquistato un notevole valore commerciale e viene oggi impiegata anche nell’alta gioielleria (Figura 2).

Fig. 2 – Anello in oro giallo e diamanti con zultanite triangolare.
Fig. 3 – Veduta della zona montuosa dell’Anatolia (Turchia), dove si trova l’unico giacimento al mondo che produce diasporo di qualità gemma.

La storia

Il diasporo è un idrossido scoperto nel 1801 in Russia, nei Monti Urali (a Mramorskoi, Kossoibrod), chiamato così dal termine greco “diaspora” usato per descrivere un qualcosa di disperso.

Molte persone hanno considerato per anni il diasporo un minerale impossibile da tagliare ed impiegare in campo gemmologico; fino alla fine degli anni ’70 non era possibile incontrare sul mercato pietre sfaccettate di diasporo.

È proprio in questi anni che i primi cristalli di diasporo di qualità gemma vengono incontrati in Turchia (Figura 3), ma mai commercializzati seriamente fino all’arrivo della Milenyum Minino Co., società che ottenne la concessione dei depositi. Il giacimento turco, l’unico da cui è possibile estrarre diasporo di qualità gemma, fu scoperto in seguito a prospezioni per la ricerca di bauxite in depositi ad alto contenuto di alluminio.

I primissimi cristalli estratti dai giacimenti turchi erano sporadici, immessi in maniera più o meno clandestina sul mercato; i rari grezzi venivano inoltre distrutti da tagliatori poco esperti (per lo più asiatici), non abituati a fronteggiare pietre di questo tipo. Le pochissime gemme che giungevano sul mercato erano preda esclusiva di collezionisti di pietre tagliate.

Nel 2005 il signor Murat Akgun decise di dedicare il diasporo ai 36 sultani che fondarono l’impero Ottomano, in Anatolia nel tredicesimo secolo, che durò per più di 600 anni fino a diventare uno dei maggiori imperi della storia. Tale pietra, commercializzata oggi con il nome di zultanite, rappresenta quello che resta dell’impero Ottomano: la Repubblica della Turchia.

Le intenzioni di Mr. Murat Akgun erano quelle di diffondere nella comunità gemmologica il termine zultanite per descrivere le gemme che presentano il cambio di colore, di associare quindi questo nome ad una determinata varietà di diasporo (come accade ad esempio per il termine alessandrite, che viene impiegato solo per descrivere le pietre di crisoberillo che presentano cangianza).

Oggi la Milenyum Minino Co., dopo aver ottenuto regolari licenze di estrazione ed esportazione, è ufficialmente l’unica compagnia che provvede alla produzione di questa rara gemma cangiante. La zultanite è divenuta quindi una gemma impiegata in gioielleria e non più ad uso esclusivo dei collezionisti.

Nel 1995 una zultanite di 26,04 carati, tagliata da Stephen Kotlowski, ha vinto il premio di miglior gemma durante la fiera AGTA del Tucson Gem and Mineral Show, lanciando definitivamente questa pietra sul mercato.

Nel mese di dicembre del 2009, lo stesso tagliatore ha sfaccettato la più grossa gemma di zultanite esistente al mondo (Figura 4a-c); la pietra pesa 96,20 ct e le dimensioni sono 38,8 x 31,6 x 16,2mm. Il peso del grezzo, eccezionalmente grande e limpido, da cui è stata ricavata questa gemma era di 362,65 ct.

Fig. 4 – Le prime immagini esistenti della più grossa gemma di zultanite mai sfaccettata; il peso della pietra è di 96,20 ct; questa straordinaria gemma è stata fotografata in diverse condizioni di illuminazione per mettere in risalto la cangianza. a) Pietra fotografata in luce diffusa incandescente, b) pietra fotografata in luce diffusa fluorescente (5000K), c) pietra fotografata in luce diffusa mista.

Il sito di estrazione

Come nel caso della tanzanite, anche il diasporo di qualità gemma proviene da una sola località, condizione che ha facilitato la diffusione del nome commerciale di zultanite, in onore del giacimento scoperto in Turchia, in una remota zona montuosa dell’Anatolia, nella provincia di Mugla.

I grezzi di diasporo vengono estratti direttamente dalla roccia madre ad una quota superiore ai 1000 metri; tonnellate di materiale devono essere asportati per raggiungere i cristalli in qualità da taglio (Figura 5). In prossimità delle miniere non c’è elettricità né acqua corrente, il villaggio più vicino di Selimiye, collegato con una sola strada sconnessa, si trova a oltre 10 km di distanza; le operazioni di scavo sono quindi estremamente complicate.

Fig. 5 – Fase di trasporto del materiale roccioso da asportare per accedere ai preziosi grezzi di diasporo; i camion su muovono su l’unica impervia stradina che porta alla miniera.

Pur con queste difficoltà, la zultanite viene estratta usando piccone e scalpello con tecniche sicure per i lavoratori e per l’ambiente; la scoperta di questa gemma ha avuto un impatto economico positivo sulle comunità vicine al giacimento (Figura 6a-e).

Anche se la Milenyum Minino Co. ha ottenuto la concessione per lo sfruttamento della miniera, pagando regolarmente il governo turco, sono frequenti piccoli scavi illegali, specie durante le ore notturne, da parte di singoli individui.

Questo deposito turco è attualmente l’unica sorgente di diasporo cangiante di qualità gemma (zultanite). Attualmente ancora non se ne conoscono appieno le potenzialità.

Fig. 6e – Gruppo di persone in un’abitazione vicino alla zona di estrazione della zultanite; da notare l’uso del casco di protezione, purtroppo non sempre presente sulle teste delle persone che lavorano in miniere di altre parti del mondo.

Zultanite, una gemma che cambia colore

Pur essendo una gemma rara e con un’ottima brillantezza, la caratteristica che sta rendendo celebre la zultanite è l’eccezionale cambio di colore che caratterizza le gemme migliori: si passa da un verde kiwi (in luce naturale) ad un rosa-violaceo tipo rodolite (in luce ad incandescenza). In condizioni di luce particolari (anche in funzione dell’ora del giorno) si possono avere colorazioni su tonalità rosa-cognac.

La zultanite mostra una variazione cromatica simile alla gemma cangiante più famosa in assoluto, l’alessandrite, che può variare anch’essa dal verde al rosso passando da luce naturale a luce ad incandescenza. La differenza tra le due gemme è che la zultanite può mostrare una vasta gamma di colorazioni intermedie che non appaiono nell’alessandrite, in particolare colori particolari come il rosa-cognac e il giallo canarino. Il colore verde con riflessi giallastri viene messo in risalto durante le giornate di sole prive di nubi, mentre in locali chiusi, illuminati tradizionalmente, appare il colore champagne. Se però le stesse gemme vengono viste a lume di candela, il colore champagne lascia il posto a più intense tonalità rosa e violacee.

Un’altra caratteristica unica della zultanite, tra le pietre cangianti, è che il miglior cambio di colore non è dipendente dal grado di saturazione di colore di una gemma; questa caratteristica fa del diasporo una gemma cangiante piacevole da indossare perché il cambio di colore avviene su tonalità pastello, che sono gradite specialmente dalle donne (Figure 7a e 7b).

Fig. 7 – Collana con pendente in oro giallo, diamanti e due gemme cangianti di zultanite. A sinistra, gioiello fotografato in luce ad incandescenza. A destra, lo stesso gioiello fotografato in luce naturale.

Caratteristiche ottiche-gemmologiche

Il diasporo è un idrossido di formula chimica AlO(OH) che si rinviene in depositi bauxitici metamorfici o sedimentari. La sua durezza è 6,5-7 sulla scala di Mohs, simile ad esempio a quarzo, feldspato e peridoto, il che lo rende un minerale adatto ad essere impiegato in campo gemmologico.

Il GIA (Gemological Institute of America) classifica il diasporo come gemma trasparente di tipo II, che significa che è solitamente priva di inclusioni visibili a occhio nudo, con alcune inclusioni visibili con la lente 10 X. Anche se molte gemme si presentano quindi prive di inclusioni, è possibile osservare, in alcuni casi, sottili inclusioni cristalline aghiformi, canaletti vuoti o parzialmente riempiti e inclusioni liquide a “impronta digitale”. Interessante da un punto di vista gemmologico è la presenza del diasporo come inclusione in alcuni rubini e zaffiri provenienti dal Nepal.
Il colore è, come detto in precedenza, variabile a seconda del tipo di illuminazione incidente, oltre che del grezzo incontrato; è possibile incontrare gemme di diasporo incolori, gialle, grigie, verdi, rosa, brune e rosso-violacee. Le gemme non sono mediamente molto sature in colore, è quindi facile che le gemme di minor caratura siano generalmente più pallide di quelle maggiori (anche se pietre superiori ai 5 carati sono da ritenersi rare).

Le caratteristiche di questa gemma sono un forte tricroismo (con colori variabili dal verde, al viola, al rosa, al rosso) e un’elevata birifrangenza (0,048) che consente di osservare anche ad occhio nudo lo sdoppiamento degli spigoli (Figura 8).

Fig. 8 – Splendida zultanite di forma libera e taglio composito. In questa immagine è ben visibile lo sdoppiamento degli spigoli che caratterizza il diasporo a causa dell’elevata birifrangenza.

Ad un esame spettroscopico il diasporo mette in mostra una banda d’assorbimento molto debole a circa 4500-4600 Å, una linea d’assorbimento molto debole a 4710 Å, un assorbimento nella parte estrema del rosso e un moderato assorbimento nell’area del violetto.

Le pietre sono inerti alle onde ultraviolette lunghe, ma possono presentare una fluorescenza giallo-verde alle onde ultraviolette corte.

Oltre all’evidente e nota cangianza, il diasporo può presentare più raramente l’effetto ottico del gatteggiamento, messo in evidenza da alcune pietre tagliate a cabochon. I due effetti non debbono essere presenti necessariamente insieme, è comunque possibile incontrare cabochon gatteggianti di zultanite cangiante.

Tranne che in rarissimi casi, le gemme di diasporo presenti sul mercato non hanno ricevuto alcun trattamento per il miglioramento delle qualità estetiche o di durabilità.

I dati gemmologici del diasporo sono riportati in Tabella 1.

Tabella 1 – Proprietà fisiche, chimiche e gemmologiche del diasporo

La difficile sfaccettatura della zultanite

Il diasporo ha una perfetta sfaldatura, il che la rende una delle pietre più difficili da tagliare. È molto facile che le pietre si sfaldino durante le fasi di taglio, il tagliatore deve quindi essere in grado di orientare correttamente il grezzo per minimizzare questo problema.

Nel caso di questa gemma esiste una ulteriore complicazione, il tagliatore deve riuscire ad orientare il grezzo con un’angolazione tale che sia valorizzato il cambio di colore. Per questi motivi lo scarto di materiale durante il taglio del diasporo è molto elevato, arrivando in media al 90%.

Le operazioni di taglio devono quindi procedere con estrema cautela, basti pensare che per la gemma di diasporo più grossa del mondo citata in precedenza (Figura 4) il tagliatore ha impiegato quasi 100 ore di lavoro.

A causa di questi fattori c’è una grossa differenza di prezzo tra un grezzo di diasporo e una pietra sfaccettata. In effetti anche se c’è una discreta abbondanza di grezzi di buona caratura, le gemme superiori ai 5 carati sono estremamente rare.

Le forme più comuni sono quelle classiche (ovale, cuscino e rotonda), anche se ultimamente sono molto apprezzate forme più moderne che ben si adattano al diasporo, come ad esempio il triangolo ad angoli tronchi, e che sono in grado di valorizzare le particolari caratteristiche cromatiche (Figura 9). La gemma illustrata in Figura 10 è un altro esempio di come il diasporo viene esaltato da tagli originali e fantasiosi.

A livello mondiale la maggior parte delle gemme di diasporo vengono sfaccettate da Stephen Kotlowski, Cristopher Wolfsburg e Rudi e Ralph Wobito; in Italia alcune gemme di eccellente qualità sono state tagliate dal maestro Ottorino Invernizzi.

Fig. 9 – Gemma di zultanite di forma triangolare ad angoli tronchi e taglio composito; questo taglio valorizza il mix di colori generati da forte pleocroismo e cangianza.
Fig. 10 – Un taglio estremamente fantasioso caratterizza
questa gemma di diasporo.

Il mercato della zultanite

Il diasporo si sta creando il suo mercato in questi anni; la compagnia che gestisce il giacimento turco capisce che il prezzo di mercato non potrà essere troppo alto ma nemmeno troppo basso. Per restare nel campo delle gemme cangianti, è ben chiaro che la zultanite non potrà mai raggiungere le quotazioni dell’alessandrite, gemma che gode di un’ottima tradizione e che è rarissima per quel che riguarda pietre di ottima qualità e caratura; la zultanite si colloca attualmente sulle fasce di prezzo del granato e dello spinello cangiante (il diasporo è più tenero ma gode mediamente di un miglior cambio di colore).

Si può quindi affermare che una pietra di caratura media e di buona qualità possa costare intorno ai 100-200 dollari al carato, con prezzi in aumento fino ai 600-1000 dollari al carato per pietre di caratura maggiore.

Le pietre disponibili in giro sono comunque troppo poche per poter parlare ancora di un vero e proprio mercato della zultanite.
Quello che è certo è che la Milenyum Mining Co. sta effettuando sforzi notevoli per la promozione e la diffusione di questa gemma; il passaggio grosso è stato quello di trasformare una gemma destinata in precedenza esclusivamente al mercato dei collezionisti, in una gemma che potesse essere impiegata in alta gioielleria e quindi potenzialmente più vendibile (Figure 11a e 11b).
Il valore futuro dipenderà quindi da variabili legate all’estrazione (per quanto riguarda la disponibilità sul mercato) e da variabili legate al gusto di gioiellieri, disegnatori di gioielli e acquirenti finali, che dovranno decidere di spendere i loro soldi preferendo la zultanite a gemme più note in gioielleria (un gioiello con zultanite costa ad esempio come con uno in smeraldi).

Il precedente della tanzanite è incoraggiante: questa gemma proveniva da un solo giacimento (controllo del prezzo), ed è stata promossa da una delle principali catene mondiali di gioielleria che ha contribuito ad orientare il gusto delle persone.

È difficile pensare che la zultanite possa mai raggiungere le quotazioni di gemme con forte tradizione come rubino, zaffiro e smeraldo, ma è presumibile che riesca a collocarsi in una fascia di prezzo come quella proprio della tanzanite.

Fig. 11 – Locandina della Milenyum Mining Co., che valorizza la zultanite mettendone in mostra la cangianza e la possibilità di essere impiegata in alta gioielleria. A sinistra, in luce naturale. A destra, in luce artificiale ad incandescenza.

Cura e precauzioni

Il diasporo è una gemma che viene impiegata anche nell’alta gioielleria, tuttavia come molte altre pietre può rovinarsi se non viene trattata con le dovute attenzioni o con negligenza. Ci sono delle specifiche attenzioni che, se adottate, possono dare a questa gemma una maggiore “aspettativa di vita”.

Essendo un minerale che presenta una facile sfaldatura (caratteristica che abbiamo visto rende già molto complicate le operazioni di sfaccettatura), bisogna assolutamente evitare che le gemme di diasporo subiscano colpi netti ed evitare di trasportare le pietre sciolte in cartine a contatto con altre pietre; ogni pietra deve essere sempre incartata singolarmente, meglio se avvolta da un po’ di ovatta che ne riduce ulteriormente il rischio di urti (Figura 12).

La zultanite non sopporta le macchine per la pulizia ad ultrasuoni che devono essere tassativamente evitate. La pulizia deve essere effettuata con uno spazzolino morbido, acqua calda e sapone neutro, preferibilmente in una ciotola piuttosto che in un lavandino. Anche i bruschi sbalzi di temperatura possono causare danneggiamenti alle pietre ed andrebbero evitati.

Infine, se si effettuano riparazioni o modifiche di un anello che monta una zultanite bisogna sempre ricordarsi di smontare prima la pietra, perché il calore di una fiamma potrebbe frantumare la gemma.

Per tutti questi motivi il gioielliere o l’orafo che effettua un lavoro utilizzando il diasporo deve essere molto esperto e a conoscenza di tutte le problematiche.

Fig. 12 – Zultanite di forma esagonale modificata e taglio fantasia; le gemme di zultanite non debbono mai essere trasportate a contatto con altre pietre ma devono essere sempre tenute isolate.

Conclusioni

Il diasporo è un idrossido di alluminio che fino a 30 anni fa non era citato in alcun libro di testo di gemmologia, in quanto i grezzi da taglio erano scarsissimi e difficilissimi da tagliare.

Solo alla fine degli anni ’70, con la scoperta di alcuni eccezionali grezzi in Turchia e con il perfezionamento delle tecniche di taglio, si è potuto assistere alla comparsa sul mercato di alcune gemme di diasporo.

La Milenyum Mining Co. che gestisce i giacimenti turchi di diasporo ha iniziato a promuovere intensamente sul mercato questa gemma utilizzando il termine zultanite, nome commerciale impiegato per definire la varietà cangiante del diasporo.

La zultanite è una gemma relativamente nuova sul mercato con un’importanza ed una collocazione ancora da definire. Ha tre caratteristiche specifiche che probabilmente riusciranno a far breccia tra gli appassionati: 1) è una gemma esclusiva, come ad esempio la tanzanite, in quanto proviene da un solo giacimento (se si escludono pochissime pietre di scarsa importanza), ciò implica che sarà più facile evitare forti concorrenze con relativo ribasso dei prezzi; un valore stabile con tendenza al rialzo induce sempre fiducia negli acquirenti; 2) le pietre anche se rare, si presentano anche con una discreta caratura e molto limpide (il diasporo è classificato dal GIA come gemma trasparente di tipo II) e quindi gradevoli da un punto di vista estetico ed utilizzabili in gioielleria; 3) le gemme possono presentare una eccezionale cangianza come forse solo l’alessandrite riesce a mostrare in natura; l’effetto ottico del cambio di colore è in assoluto uno dei più apprezzati da tutti, a prescindere dal grado di conoscenze gemmologiche (Figure 13 a e 13b).

Fig. 13 – In queste due immagini è evidente come la zultanite valorizzi i gioielli con la sua cangianza. Orecchini in oro giallo, diamanti e zultanite. A sinistra, in luce naturale. A destra, in luce artificiale ad incandescenza.

 

Bibliografia

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Weldon R. (2006) Turkish delight. Professional Jeweler, April: 36-40.

 

All credits can go to:

Milenyum Mining Co.
Milas-Turkey
Mr.Murat Akgun-President

Address:
Emniyet Sok.No:5/B-1
Milas, TURKEY 48200

Phone:+90 252 5130856

Contact:
www.zultanite.com
info@zultanite.com

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A cura di Michele Macrì*, pubblicato su Rivista Italiana di Gemmologia n. 0, Gennaio 2017.

*Museo di Mineralogia –
Dip. Scienze della Terra – Università di Roma “La Sapienza” –
P.le A. Moro, 5 – 00185 Roma

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