giovedì, Marzo 28, 2024
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Cos’è una gemma?

Che sia al servizio di ricchi commercianti, o che sia al servizio di persone che cercano grezzi nelle miniere, o che sia al servizio di un cittadino privato voglioso di regalare qualcosa alla propria amata… facciamocene una ragione: la gemmologia oggi è a tutti gli effetti una disciplina scientifica.

Nata come costola della mineralogia, emersa fra le impalcature ordinate della cristallografia, separatasi per la sua unicità dalla mineralogia applicata, la gemmologia è sbocciata come scienza di prim’ordine anche nei laboratori e nelle aule dei più importanti atenei mondiali.

Siamo arrivati al punto che la gemmologia occupa tante linee di ricerca, sia accademiche che private, e tanti sono gli investimenti che vengono fatti per studiare le gemme sotto ogni punto di vista per scoprire se siano naturali o no, se siano trattate o no, o che tipo di trattamento abbiano eventualmente subito.

La mineralogia studia i minerali, la meteoritica studia le meteoriti, la paleontologia studia i fossili e la gemmologia studia le gemme.

Se chiedo ad un esperto di meteoritica “cos’è un meteorite?”, egli prontamente mi risponde “un corpo roccioso, di provenienza extraterrestre, che tocca la superficie terrestre dopo averne attraversato l’atmosfera”. E per ogni disciplina scientifica ottengo analoghe risposte alla stessa domanda posta sull’oggetto di studio.

Ma se vado da un gemmologo e chiedo “cos’è una gemma?”, cosa succede?

Fig. 1 – Barite tagliata da Luigi Mariani. Misura: 27,5x20x14 mm, peso: 51,06 ct. Foto di Mauro Pantò – www.thebeautyintherocks.com

Ho conosciuto gemmologi di fama internazionale che mi hanno elencato senza titubanze tutte le inclusioni possibili nei quarzi, o tutti i tipi di trattamenti esistenti sui corindoni, o tutte le microdifferenze esistenti tra opali provenienti da diverse miniere. Ma non c’è stata alcuna “gemmostar” che abbia risposto con certezza e serenità a questa semplice domanda “cos’è una gemma?”.

Alcuni mi hanno detto che una gemma è “un minerale o altro materiale che una volta tagliato e lucidato può essere usato in gioielleria”. Ma guardate la barite nella Figura 1, è un minerale che potete alterare solo toccandolo con una mano sudata, che si riga con un’unghia e che sarebbe l’ultima cosa al mondo da usare in gioielleria! Ma avreste il coraggio di dire che non è una gemma? Al contrario, a mio avviso è una delle gemme più straordinarie che abbia mai visto. E potrei continuare con un elenco che prevede splendide gemme di calcite, scheelite, fosgenite, cerussite e moltissimi altri minerali che possono diventare splendide gemme, anche senza essere necessariamente incastonate dentro scomode e pericolose trappole dorate.

Altri gemmologi mi hanno detto che una gemma è “una pietra preziosa o semipreziosa che una volta tagliata e lucidata può essere usata come gemma”. Vi assicuro che alcuni usano proprio questa come definizione!!! Ossia una gemma è una pietra che può essere usata come gemma!!! (Figura 2) È come se chiedessi “cos’è un’automobile?” e mi rispondessero “alcuni pezzi di metallo e altri materiali che vengono assemblati per creare un’automobile!”.

Fig. 2 – La definizione di gemma secondo www.dictionary.com

Ho provato la carta Wikipedia e ho scoperto che secondo loro, una gemma è “un cristallo di minerale che una volta tagliato e lucidato può essere usato in gioielleria”. E ritorniamo allo stesso problema precedente, anzi peggioriamo, visto che in questa definizione non rientrano rocce (tipo lapislazzuli) o materiali organici (perle, etc.).

E allora via con un’altra definizione che mi hanno dato: “un minerale che per la sua bellezza, durabilità, rarità è adatto per essere tagliato a gemma”. Qui ho iniziato veramente a scoraggiarmi, ma allora è vero che una gemma è un minerale che viene tagliato per diventare una gemma? Ma sono l’unico a non abboccare alla supercazzola e a non capire ancora cosa sia una gemma? È come quando chiedono “Com’è nata la vita sul nostro Pianeta?” e rispondono “È stato un meteorite che l’ha portata da un altro pianeta…”. Si vabbè, ma com’è nata lì la prima forma di vita?
E poi, tornando alle nostre gemme, perché dev’essere raro il minerale per poter essere considerato una gemma? Le ametiste sono comunissime, magari costano poco, ma per questo motivo non devono essere considerate gemme? (Figura 3)

Fig. 3 – Ametista tagliata da John Dyer. Peso: 31,9 ct. www.johndyergems.com

Dopo decine di altre definizioni similari, ho apprezzato molto la risposta della International Gem Society che semplicemente, alla domanda “cos’è una gemma?”, risponde “I feel sorry… since simply no concise definition covers all the materials that have been regarded as gemstones throughout the centuries”.

Finalmente qualcosa di concreto su cui lavorare!!! La realtà è che non esiste una definizione accettabile di gemma che comprenda tutti i casi e che sia realmente esaustiva.
Ma io faccio il gemmologo da una vita, e il fatto che proprio della cosa che amo di più non ci sia una definizione, mi ha sempre fatto abbastanza incacchiare!

E allora ho iniziato a cercare una definizione andando per gradi, mettendo nero su bianco i punti fermi di una gemma, splendida e indefinibile meraviglia della natura forgiata dall’uomo.
Il primo punto è il materiale di partenza di una gemma, il qualcosa che la natura produce e che possiamo più facilmente descrivere con chirurgica precisione scientifica. Bisogna solo prendere decisioni corrette che siano in grado di abbracciare tutte le possibilità; perché possiamo ricavare una gemma da un minerale, ma anche da una roccia, ma anche da un materiale organico!

Il secondo punto, altrettanto importante, è che le gemme non si producono in natura ma hanno necessariamente bisogno del lavoro umano. E l’uomo lavora per guadagnare. Questo si traduce in un’altra considerazione importante, nella definizione di gemma non può mancare un legame con il mondo del commercio.

Il terzo punto è che una gemma è bella, ma la bellezza è un qualcosa che non si può esprimere in maniera scientifica, quello che è bello per me forse non lo è per un’altra persona; ho visto cabochon di cacca di dinosauro fossile (anche detti coproliti) che alcune persone ritenevano affascinanti. La gemma è un qualcosa che non ha utilità ma affascina, costa sacrifici ma dà soddisfazioni, è di solito il primo regalo importante che riceviamo (battesimi, comunioni, matrimoni, etc.) ma è anche l’ultimo che regaliamo (in eredità dopo la morte). Per alcuni una gemma rappresenta la superficialità dell’uomo e per altri è il simbolo dell’amore della vita. Una gemma è una cosa piccolissima dal valore enorme, il trionfo del tutto sul nulla e del nulla sul tutto. Forse è per questi motivi che ancora non riusciamo a definire cosa sia una gemma!

E allora ho capito nel tempo una cosa fondamentale per dare una definizione di gemma: è impossibile dare una rigida definizione scientifica, ma bisogna necessariamente fondere scienza con poesia, arte con commercio, praticità con filosofia, altrimenti non arriveremo mai a una definizione corretta!

Oscar Wilde diceva “se ti senti agitato perché il mondo ti sembra fuori controllo, il consiglio è questo: prendi una gemma! Niente più di una gemma può darti il senso di stabilità permanente”. Concordo con Oscar Wilde che è riuscito a catturare l’essenza di una gemma e mi piace pensare che le sue parole mi abbiano ispirato nella ricerca di una definizione corretta.

Iniziamo allora il percorso che ci porterà alla definizione di gemma, tenendo conto che una definizione deve essere completa, adatta per ogni caso, inattaccabile e soprattutto che abbia il dono della sintesi.

È vero che la gemmologia deriva dalla mineralogia, ma come già detto è sbagliato dire che la gemma è necessariamente un minerale che viene lavorato. Esiste una parola in grado di mettere in comune minerali, coralli, rocce e cacche di dinosauro? Nella mia vita gemmologica ho visto tagliare di tutto, ma mai un qualcosa di liquido o di gassoso; e poi tutte le gemme che ho visto provengono da materiali che si sono formati per cause naturali; per cui ritengo che la definizione di gemma debba iniziare con “un corpo solido naturale”.

Concordo parzialmente con quanto scritto in altre ipotesi di definizione, nella parte in cui si parla dell’intervento umano. Non esiste gemma che non sia stata lavorata (ho visto montare cristalli grezzi e altre cose non lavorate, ma non si può parlare di gemme in quanto esistono già altri termini per definirli). Trovo non corretto scrivere “tagliato e lucidato”, in quanto esistono gemme in cui l’uomo si limita a lucidare senza sfaccettare o senza realizzare un cabochon (mi riferisco a sezioni di tormaline, smeraldi trapiche, corindoni, etc.). Per cui io scriverei “modificato da un essere vivente”. Perché non ho scritto “uomo”? Non ho scritto uomo perché una perla è a mio avviso una gemma (in qualsiasi corso di gemmologia si insegnano diamante, pietre di colore e perle), e una perla non è altro che un “corpo solido naturale” (es. un granellino di sabbia) che è stato “modificato” da un essere vivente (bivalve o gasteropode che sia) senza che l’uomo intervenga in alcun modo nella sua lavorazione. (Figura 4)

Fig. 4 – Varietà di perle in guscio di bivalve. Foto di Hannes Grobe/AWI

Bisogna poi definire il “quando” si crea una gemma. Cosa spinge realmente un tagliatore a creare una gemma? Il tagliatore si mette a lavorare se qualcuno compra quello che produce. Non importa che il materiale di partenza sia raro, durabile, bello, trasparente, opaco, prezioso o semiprezioso, o se finisca in un gioiello o in una scatoletta da collezione. Se qualcuno è disposto a pagare per la lavorazione di un materiale, allora quella gemma verrà creata.

Per questi motivi aggiungerei alla definizione “commercializzato”. Il termine commercializzato implica che qualcuno associ alla gemma un concetto di bellezza, in quanto non essendo un bene primario, solo un valore estetico permette la vendita di un oggetto. Se qualcuno acquista una gemma significa che qualcuno la trova bella e che è disposto a investire soldi per comprarla. Qualcuno potrebbe obiettare che a prescindere dalla bellezza, una gemma potrebbe essere acquistata anche per semplici valutazioni economiche. Verissimo! E allora ancor più esce rafforzato il termine “commercializzato” presente in questa definizione di gemma.

Rimane infine da capire l’utilizzo di una gemma. Mi trovo solo parzialmente d’accordo con chi scrive “per essere usata in gioielleria”, perché in realtà molte gemme finiscono in collezioni private e non saranno mai montate. Allora scriverei “con la possibilità di essere impiegato in gioielleria”.

Giunto a questo punto, provo a mettere tutto assieme per vedere cosa è venuto fuori! Cos’è una gemma?

Una gemma è “un corpo solido naturale, modificato da un essere vivente e commercializzato con la possibilità di essere impiegato in gioielleria”.

È la definizione giusta? Credo di sì. Può essere migliorata? Forse. Quello che posso dire è che tutte le definizioni che ho trovato fino ad oggi erano sbagliate e/o incomplete, mentre questa soddisfa appieno il mio animo gemmologico.

Eppure qualcuno potrebbe dire “e se taglio un pezzo di vetro, o un rubino sintetico? Non sono forse delle gemme?”. La risposta è semplicissima, a mio avviso non sono gemme, bensì sarebbe più corretto descriverle come “materiale gemmologico”, la cui definizione sarebbe semplicemente “un corpo solido naturale o artificiale, modificato da un essere vivente e commercializzato con la possibilità di essere impiegato in gioielleria”. (Figura 5)

Fig. 5 – Esempi di materiale gemmologico… non di gemme! Zaffiro, rubino e smeraldo prodotti artificialmente con il metodo Verneuil (zaffiro e rubino) e idrotermale (smeraldo). Diametro 9mm. Foto di Grendelkhan.

Vi prego di lasciare a un semplice gemmologo sognatore, l’idea che nella definizione di gemma non possano trovare spazio i sofisticati prodotti di un asettico laboratorio chimico industriale.
Spero che questa definizione di gemma vi soddisfi almeno quanto ha soddisfatto me, se invece questa definizione vi lascia ancora agitati, allora il consiglio è questo: prendete una gemma! Niente più di una gemma può darvi il senso di stabilità permanente…

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A cura di Michele Macrì, pubblicato su Rivista Italiana di Gemmologia n. 1, Maggio 2017.

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