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Troppo import per un paese produttore. Scandalo diamanti in India

Gem News a cura della redazione di Trasparenze News, pubblicata su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 4, Estate 2018.

Il Ministro delle Finanze indiano Arun Jaitley ha raddoppiato nel febbraio 2018 i dazi di importazione sui diamanti tagliati e sulle pietre preziose, portandoli al 5%. La manovra restrittiva prende le mosse dalla constatazione che curiosamente il paese, leader nella produzione di diamanti tagliati, non risulta autosufficiente e deve ricorrere a massicce importazioni. Come s’è giunti a questo punto? Nel 2007 l’allora Ministro delle Finanze Chidambaram addirittura aveva abolito i diritti di importazione di diamanti lavorati. Ma quella era una strategia che mirava a facilitare il decollo dell’industria della gioielleria. Lo scopo infatti era quella di rendere il paese, oltre che un leader indiscusso della manifattura di diamanti, un hub mondiale per gli scambi di questa gemma in tutte le fasi di utilizzo.

Nel 2011/12 l’import di diamanti aveva fatto registrare un ammontare record di 21 miliardi di dollari, il 6% del totale delle merci acquistate all’estero, un’enormità. Una tendenza che sembra costante. A cavallo tra 2017 e 2018, il paese ha esportato 14 miliardi di US$ importandone 5. Il trend è apparso incongruente soprattutto alla luce della constatazione che alle accresciute importazioni di diamanti lavorati non corrispondesse un conseguente aumento di esportazioni di gioielleria. Se questi non sono diamanti inviati da committenti esteri, qual è il motivo di importarne così tanti? A creare un primo decisivo allarme era stata la Financial Action Task Force (FATF), un soggetto intergovernativo con compiti di supervisione internazionale nel campo del riciclaggio. In un documento di fine 2013 è preso in considerazione proprio il commercio internazionale dei diamanti, i cui alti volumi in paesi come l’India fanno ipotizzare manovre illegali, riciclaggio o evasione.

Si teme soprattutto che si sia creato un sistema di riciclaggio e di evasione giocando su false esportazioni e reintroducendo le gemme nel paese. Viceversa, sarebbe ipotizzabile un innalzamento dei livelli di export per riciclare danaro. In questo contesto nel febbraio 2018 uno scandalo scuote Mumbai. Viene accusato di frode bancaria Nirav Modi, patrimonio personale stimato da Forbes in 1,75 miliardi di dollari, assieme a suo zio Mehul Choksi. Si tratta di un grande nome della gioielleria indiana, un personaggio che si è imposto con numerosi punti vendita e che è divenuto molto popolare. Nel mese di maggio ha preso corpo il dossier di accuse. Le aziende riconducibili a Modi avrebbero fraudolentemente ottenuto oltre 8 milioni di euro dalla Punjab National Bank sotto forma di prestiti alle esportazioni e reintrodotto sul mercato indiano diamanti destinati all’export dalle zone franche (SEZ).

Un nuovo aggiornamento relativo a questa notizia è disponibile: “In manette il diamantaro indiano che ha truffato alle banche 2 miliardi di dollari”.

Foto: Business Standard India
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