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Spunti da Ferrara/6. Indicazioni generali e classificazione

La “IV Conferenza Nazionale Diamante e Gemme di Colore: identificazione, tracciabilità e aspetti etici” si è svolta a Ferrara giovedì 7 e venerdì 8 luglio 2022 al palazzo Tassoni Estense. Come già accaduto nell’edizione di Bari del 2021, IGR ha promosso l’evento, che ha fatto registrare un’apprezzabile affluenza, contribuendo come Media Partner alla sua diffusione, anche a livello internazionale.

Ilaria Adamo (Istituto Gemmologico Italiano) ha tracciato un profilo della rara varietà di berillo rosso soffermandosi sulla distinzione del minerale naturale, il cui colore è dovuto a tracce di manganese, dalla sua controparte sintetica. L’unico giacimento attuale di interesse commerciale di berillo rosso si trova nelle montagne Wah Wah, nello Utah, Stati Uniti. Per rispondere alle esigenze di mercato, il berillo rosso viene anche prodotto in laboratorio, mediante sintesi idrotermale, utilizzando vari elementi cromofori come dopanti. Un approfondimento comparativo, tramite un approccio multi-metodologico, evidenzia che la distinzione tra berillo rosso naturale e sintetico è possibile sulla base delle inclusioni presenti e delle loro caratteristiche cristallochimiche e spettroscopiche (IR, Raman e UV-Vis-NIR).

Grezzo di berillo rosso proveniente dalle montagne Wah Wah, Utah, Stati Uniti. Dimensioni: 1,9 x 1,8 x 1,7 cm. (Foto: Rob Lavinsky, iRocks.com, License CC BY-SA 3.0)

Loredana Prosperi (Istituto Gemmologico Italiano) ha presentato il tema dei diamanti colorati offrendo una ricapitolazione dei fattori che influenzano e determinano la percezione del colore, una proprietà psicofisica che dipende dal tipo illuminazione (luce incandescenza, tubo fluorescente o luce del giorno), dallo sfondo, dalla memoria cromatica, dalla stanchezza dell’analista, dalle condizioni della retina, dall’età. Le cellule umane che orientano la rilevazione cromatica sono i bastoncelli e i coni, responsabili di luminosità e colore e distribuiti in modo disomogeneo tra uomini e donne. Le donne percepiscono più colori.

Berillo rosso faccettato. (Foto: DonGuennie, G-Empire The World Of Gems/Wikimedia Commons, License CC BY-SA 4.0)

Il colore del diamante si suddivide in due grandi aree: quella dell’incolore – ovvero i diamanti con sfumature gialle, brune o grigie la cui saturazione cade nell’intervallo della scala D-Z della classificazione del colore – e quella dei diamanti fantasia (fancy) o colorati.

Rappresentazione nel sistema Munsell del cerchio di tonalità a luminosità 5 e saturazione 6; i valori neutri da 0 a 10 e le saturazioni dell’azzurro viola a luminosità 5. (Foto: Jacob Rus/Wikimedia Commons, License CC BY-SA 3.0)

Nella scala dell’incolore (dalla D alla Z) meno colorato è il diamante, maggiore è la sua rarità e il suo valore, mentre nei diamanti colorati è vero esattamente l’inverso: maggiore è l’intensità della tinta, maggiore sarà il valore della gemma. Le gemme con colore che va oltre la Z sono classificabili come fancy e sono così denominate solo quando sono naturali e quindi non trattate. Per la loro valutazione i laboratori non hanno a disposizione master di campioni ma devono far riferimento alle tabelle Munsell per tinta, luminosità, saturazione. La superficie sulla quale va valutato il colore deve essere ricercata con esperienza dove questo passa in modo apprezzabile; la gemma si vede dalla parte alta e non di profilo.

Articolo di Paolo Minieri e Stefania Coppola, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia nr. 15 – Autunno 2022.

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