sabato, Aprile 27, 2024
spot_img

La capacità di discriminare i diamanti russi permetterà alle Blockchain di produrre per le gemme un valore aggiunto che sopravviverà alle sanzioni

Le sanzioni sui diamanti russi ne bloccheranno il flusso verso i paesi occidentali che sostengono l’Ucraina? Forse non completamente, ma il serbatoio si restringe. Il punto di svolta nella risoluzione del G7 è in questo paragrafo: «Entro il 1° gennaio 2024 introdurremo restrizioni all’importazione di diamanti non industriali, estratti, lavorati o prodotti in Russia, seguite poi dal 1° marzo 2024 da ulteriori graduali restrizioni all’importazione di diamanti».

Questa affermazione di fatto mostra che i paesi sostenitori dell’embargo hanno ben capito che i diamanti russi stanno entrando con un sistema di triangolazioni — principalmente dall’India — che sostanzialmente aggirano le barriere sanzionatorie.

Ed è proprio qui che scatta una novità che può rivoluzionare l’intero comparto dei diamanti. Ecco di nuovo il testo rilasciato dal G7: «Per aumentare l’efficacia di queste misure, i membri del G7 che sono importanti importatori di diamanti grezzi, entro il 1° settembre 2024 istituiranno per i diamanti grezzi, all’interno del G7, un robusto meccanismo di verifica e certificazione basato sulla tracciabilità…».

Spiegate in altri termini, queste righe mostrano che sta succedendo qualcosa di decisivo, forse di epocale: la politica e le istituzioni mondiali stanno affidando alle Blockchain il compito di legittimare il commercio mondiale dei diamanti. Ma le blockchain sono una novità?

No, una Blockchain in sé non è più una novità. Grazie, ad esempio alle criptovalute, il mondo ha scoperto in pochi anni quanto siano efficaci i registri digitali immodificabili. L’intero sistema economico ormai li adotta ed il comparto dei diamanti non è da meno: basti l’esempio di Tracr, la blockchain promossa de De Beers e adottata perfino in Russia da Alrosa per produrre catalogazioni sicure e non modificabili delle provenienze dei diamanti che estraggono diamanti.

La vera svolta consiste invece nel fatto che le Blockchain sono individuate dalle istituzioni e dai governi, come dimostra il testo del comunicato G7, quale unico strumento utile per stroncare le triangolazioni e discriminare i diamanti russi da quelli non russi, anche se tagliati in paesi terzi: «Si continuerà a consultare sulle misure di tracciabilità i membri del G7 e gli altri partner, compresi i paesi produttori e i paesi consumatori, per effettuare controlli completi sui diamanti prodotti e lavorati in paesi terzi».

Il rischio che ne consegue è che le Blockchain da oggi in poi condizioneranno l’intero mercato e determineranno quali siano i diamanti “buoni” e quelli “cattivi”. E se così fosse non ci sarebbe niente di male.

Ma c’è un particolare che bisogna considerare. Non si tratta di una battaglia tra diamanti legittimi vs. diamanti russi sanzionati. Ci sono infatti anche dei diamanti “buoni”, cioè non sottoposti a sanzioni ed estratti e commercializzati in modo responsabile e legale, che non potranno provare d’essere legittimi in quanto non appartengono ad una catena di fornitura “garantita” da una blockchain.

In questa prospettiva il compito di escludere i diamanti russi potrebbe rivelarsi il cavallo di Troia che permette ad un nuovo sistema governato da chi detiene la costosa tecnologia dei registri digitali di sopraffare il vecchio e consolidato assetto che governa l’industria mondiale dei diamanti.

Martin Rapaport è stato tra i primi ad accorgersi di questo pericolo che sta chiedendo firme a sostegno di un protocollo per evitare che le sanzioni possano provocare effetti collaterali dannosi all’intero sistema dei diamanti. Secondo Rapaport «se attuate in modo improprio, le norme per gli adempimenti (compliance) porterebbero le piccole imprese fuori dal mercato, ridurrebbero la concorrenza leale, limiterebbero l’accesso degli Stati Uniti ai diamanti non soggetti a sanzioni e limiterebbero il commercio statunitense».

Se proprio negli Stati Uniti si dovesse ricorrere a sistemi di Blockchain per governare il mercato — si sostiene nel Protocollo — è opportuno che si introduca «un numero unico di identificazione della blockchain statunitense (USBIN) contenente un link alle seguenti informazioni relative all’importazione: nome della blockchain; nome della società mineraria; nome del produttore di diamanti; peso in carati dell’importazione; valore in dollari dell’importazione; percorso della fattura dei diamanti dalla miniera all’importatore, con l’elenco dei nomi di tutte le società che hanno transato i diamanti».

A prescindere dal successo che potrà avere o non avere la sua petizione, la presa di posizione di Martin Rapaport ha il merito di individuare un fatto storico. L’introduzione di registri digitali col compito di “legittimare” una pietra preziosa creerà inevitabilmente un aggiunta di valore immateriale che con ogni probabilità sopravviverà alle sanzioni contro i diamanti russi.

La risposta a questa minaccia potrebbe essere per Rapaport un registro delle Blockchain: «È responsabilità degli enti designati dal governo degli Stati Uniti, come le dogane statunitensi e/o l’Office of Foreign Asset Control, verificare e approvare le ammissibili blockchain di diamanti e designare le entità che possono o non possono essere incluse nella catena di fornitura USBIN».

Si tratta in ultima analisi di un tema ricorrente nelle economie occidentali ispirate a principi liberali e che riguarda il confine tra l’iniziativa privata ed i correttivi imposti dai governi per evitare abusi di posizioni dominanti che possono portare a monopoli ed ostacoli alla concorrenza. La partita che si gioca sull’interazione ai diamanti russi, vista sotto questa luce, anticipa uno scenario ormai alle porte e che si può riassumere in una domanda. Garantire che una catena di fornitura si comporti responsabilmente sarà una transizione indolore, virtuosa e alla portata di tutti o un vantaggio competitivo che rafforzerà alcuni competitors a danni di altri?

spot_img

Articoli correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

NEWS

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

Dal Magazine