sabato, Aprile 27, 2024
spot_img

Un sommesso tributo a W. William Hanneman e all’idea di una gemmologia accessibile a tutti

Non è facile farsi un’idea di chi fosse veramente W. William Hanneman, “Dr. Bill” come era conosciuto nell’ambiente gemmologico. E non sono certo io la persona più adatta a ricordarne la figura. La nostra frequentazione si è limitata alle discussioni sul forum “gemologyonline” a cui ha partecipato per molti anni ed ai brevi, tuttavia intensi incontri a Tucson. Era una figura generosa e controversa, animata da uno spirito indipendente, a volte polemico. Non rispondeva alle logiche dell’establishment gemmologico, era di sicuro un battitore libero ma sufficientemente autorevole da non poter essere ignorato.

Un “self made gemologist” fuori dagli schemi

Nel caso nel nostro piccolo villaggio delle gemme i più giovani siano in cerca di un personaggio unico, totalmente fuori dagli schemi, visceralmente avulso ad ogni sorta di inquadramento e apertamente, a volte aspramente, controverso, eccolo qui. In “Dr. Bill” lo avete trovato, proprio ora che serenamente se n’è andato il 17 Dicembre del 2020 all’età di 93 anni. Da sempre appassionato di gemme ebbe un padre apprezzato tagliatore di pietre. Poi, con l’esperienza maturata come chimico analitico presso alcune tra le più importanti compagnie statunitensi (il DuPont Research Lab a Wilmington, Delaware, la Standard Oil / Chevron Refinery a Richmond e il Kaiser Center for Technology a Pleasanton, entrambi in California), le gemme son diventate per lui molto più di un hobby. Negli anni 60, grazie anche alla sua solida formazione scientifica (laurea presso l’Università dell’Illinois, Urbana-Champaign e successivo dottorato di ricerca in Chimica Organica presso l’Università del Nebraska) William Hanneman comincia a destreggiarsi con padronanza tra le tante problematiche gemmologiche. Grazie alla sua instancabile curiosità e all’approccio analitico ottiene risultati che lo portano a considerarsi il primo gemmologo self-made del mondo (pessima traduzione dell’acronimo S.O.G. da lui coniato, “Self Ordained Gemologist”).

Una provocazione? Bill ne era consapevole ma sta di fatto che lo indignava il fatto che l’accesso alle conoscenze gemmologiche fosse costoso e riservato dunque a pochi e che molti, per motivi economici, ne rimanessero fuori. Secondo lui una serie di buone letture e un impegno costante sarebbero potute bastare per diventare un gemmologo degno di questo nome. Tutti devono avere un’opportunità così come ogni problema deve avere una soluzione semplice, ogni strumento deve essere il più elementare ed economico possibile.

Ecco allora gli “Hanneman Geological Instruments”, una serie di ausili gemmologici, strumentali e informativi ideati su una base comune: devono essere il più possibile alla portata di tutti. Ed ecco uno dei suoi best seller, compendio del suo modo di vedere le cose: “A guide to affordable Gemology”, rilegato, manco a dirlo, a spirale. Tra le tantissime invenzioni, molte delle quali prodotte con materiali quasi sempre semplici, spiccano il “Jeweler’s eye”, il primo riflettometro “elettronico” realizzato per uso gemmologico. Ancora in vendita, a distanza di più di quarant’anni nella sua originale veste esizialmente “sovietica”, ovviamente è l’originale di una serie infinita di cloni quasi sempre di provenienza orientale il cui maggior successo si spiega solo con un “look” più tecnologicamente avanzato. E ancora, il rifrattometro ad “Aria” sviluppato assieme ad Alan Hodgkinson, con cui ha collaborato per lunghi anni, e che si basa sul metodo “Visual Optics” da quest’ultimo messo a punto nel 1978 e che da subito interessò Dr. Bill, certamente per la sua incedibile semplicità.

Il Dr. Bill alla AGA Conference di Tucson, 5 Febbraio 2020.

Strumenti semplici e una certa diffidenza per quelli complessi

L’enfasi che attribuiva alla “frugalità” delle dotazioni strumentali lo fece indubbiamente scivolare verso posizioni granitiche, non negoziabili e, sotto certi aspetti, neanche del tutto opinabili. Memorabile una delle sue prese di posizione più intransigenti ed incomprensibili ai più: “il microscopio non è uno strumento gemmologico, bensì uno strumento da perito estimatore”. Alla comunità gemmologica questa sembrò una bestemmia ma per Hanneman si trattava di una semplice precisazione epistemologica, secondo la quale il compito della gemmologia si risolve nella mera identificazione mineralogica. I trattamenti vengono identificati esclusivamente per chiarire l’aspetto qualitativo delle gemme e, di conseguenza, per Dr. Bill sono fuori dal campo d’interesse dell’indagine. È lampante che il gemmologo idealizzato da Dr. Bill, arroccato romanticamente su competenze certe e sui confini precisi delle scienze sperimentali ottocentesche, semplicemente non esiste più, ammesso che sia mai esistito. Hanneman era così riluttante ad accettare quel che considerava le ingerenze del mondo degli affari nel campo d’analisi dei dati identificativi che finì per rigettare dogmaticamente il mercato nella sua interezza. D’accordo, lo sappiamo tutti: questa è una posizione radicale e non condivisibile ma non ci rivela in trasparenza il cuore di una questione ancora irrisolta, quella del continuo bilanciamento, che la gemmologia continuamente richiede, tra le applicazioni tecniche e le richieste del mercato?

Anche la sua avversione per il progresso tecnologico nella strumentazione “avanzata” era figlia di un preciso convincimento ideologico. Quando le interminabili discussioni sul forum viravano verso le nuove tecniche spettroscopiche o quando visitava, insaziabilmente curioso, il nostro stand a Tucson capivamo che, da scienziato riconosceva perfettamente l’importanza dello sviluppo della tecnologia in ambito spettroscopico. Non la considerava necessaria se era però “venduta” come l’ennesima barriera economica sollevata a scapito di chi, seppur animato da vera passione per il mondo delle gemme, non sarebbe mai stato in grado di dotarsene.

“Io sono il passato, voi siete il futuro…”

Nel 2018 l’Accredited Gemologists Association (AGA) lo ha insignito del Bonanno Award per il suo straordinario contributo alla comunità gemmologica; il suo discorso di accettazione del premio è stato un memorabile compendio del Dr. Bill pensiero e mi considero un privilegiato per aver avuto l’opportunità di essere lì ad ascoltarlo. Ci siamo visti per l’ultima volta giusto un anno fa a Tucson, alla tradizionale conferenza dell’AGA che è stato l’ultimo appuntamento gemmologico a livello internazionale prima che la pandemia azzerasse tutto. Si è avvicinato al nostro tavolo durante la pausa caffè. È stato affabile ed amichevole come sempre, poi si è fermato un attimo a guardare gli strumenti: “io sono il passato, voi siete il futuro…”. Nessun’altra frase uscita da quella bocca in quel momento avrebbe potuto stupirmi di più e ci è voluto qualche istante prima che mi riavessi dalla sorpresa, giusto il tempo per l’immancabile selfie. Ci siamo salutati e, ancora incredulo, l’ho osservato sedersi al suo posto, in religiosa attesa dell’intervento successivo. Non so cosa mi abbia spinto a scattargli una foto, proprio in quel momento… ma è l’ultima immagine che ho del Dr. Bill e mi fa piacere condividerla.

La “sua” gemmologia non poteva combaciare con la mia, ma siamo stati entrambi sempre abbastanza intelligenti da comprenderci a vicenda. E in quella sua ammissione d’essere “il passato” non risuonava forse una nota di consapevole rassegnazione all’inevitabilità dell’evoluzione delle cose? Mi chiedo però se tanta devozione alla causa, soprattutto in favore dei meno fortunati economicamente, non avrebbe dovuto raccogliere attorno a questo appassionato veterano un largo consenso e maggior incoraggiamento. Lo avrebbe meritato e non lo ebbe. Chissà forse perché lui stesso era più interessato ad “essere” piuttosto che “apparire”. Il Dr. Bill mi mancherà.

Articolo di Alberto Scarani, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 11, Inverno 2020-21

spot_img

Articoli correlati

4 Commenti

    • Grazie Raul,

      Purtroppo spesso questi monumenti alla gemmologia se ne vanno in silenzio, senza che il loro lavoro di una vita venga neanche ricordato. Molti giovani non ne conoscono neppure il nome. Credo che sia nostra responsabilità ricordare chi ha dato così tanto, soprattutto per la diffusione della gemmologia anche a beneficio di chi non aveva/ha le possibilità economiche per accedere ad una formazione “istituzionale” .

      Alberto

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

NEWS

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

Dal Magazine