lunedì, Aprile 29, 2024
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Chi è bravo a ospitare è inclusivo e apprezza la vita, proprio come i minerali

Per gli scienziati i minerali minuscoli, quelli quasi inafferrabili, sono amici preziosissimi, più dei diamanti stessi in cui sono contenuti. Sono i detective che dalle profondità della Terra ci riportano i dati, gli indizi e le prove di come s’è evoluto il nostro pianeta (vedi le affascinanti presentazioni di Fabrizio Nestola ascoltate alle conferenze di Ferrara e Roma). Frequentare questi intrusi, farceli amici perché ci confidino i segreti della materia, ci aiuta a collocarci nell’Universo. L’indifferenza per altri intrusi, i poveri cristi nei barconi che si ribaltano nel Mediterraneo, farceli nemici perché spariscano, ci colloca invece nell’inferno.

Le inclusioni delle gemme dal punto di vista del commercio? Tra i grandi solo Catawiki sembra farne una carta da giocare. Per lungo tempo per i gioiellieri anche queste non sono state considerate che corpi estranei, enormi seccature. La setosità fastidiosa degli aghi di rutilo? Una disdetta. Collide contro quella purezza virginea, quell’estetica smooth, indolore e senza eccessi così cara alle nuove classi agiate che compravano gioielli per cullarsi nell’improvviso benessere materiale di alcuni decenni fa. Meravigliosa limpidezza che annoia. Candore paralizzante che sarebbe stato lacerato dalle rasoiate blasfeme sulle tele di Lucio Fontana.

Inclusione bifase con bolla mobile all’interno di un quarzo proveniente dal Pakistan con inclusioni di petrolio e bitume.
Inclusione bifase con bolla mobile all’interno di un quarzo proveniente dal Pakistan con inclusioni di petrolio e bitume. (Foto: Muhammad Ayub via Catawiki)

L’estetica del trionfo della prosperità esigeva, nel recente passato, superfici nette, una concentrazione verso i colori primari. Le macchie delle sostanze ospitate erano viste come sporcizia, come delle ferite. Per progresso si intendeva, da destra e da sinistra, il meritorio sgombrare il mondo da ambiguità ed equivoci.

Era come se il commercio avesse infatti comandato all’industria: escludete quanto più possibile le inclusioni dalle gemme. Sempre si segava il grezzo in maniera da eliminarle. Le si dava una bella riscaldata come in un rito di purificazione, con la perfidia sterminatrice di Robert Duvall in Apocalypse Now («mi piace l’odore del napalm di mattina. Una volta una collina la bombardammo per dodici ore e, finita l’azione, andai lì sopra. Non ci trovammo più nessuno, neanche un lurido cadavere di Viet»).

Inclusione bifase con bolla mobile all’interno di un quarzo proveniente dal Pakistan con inclusioni di petrolio e bitume.
Inclusione bifase con bolla mobile all’interno di un quarzo proveniente dal Pakistan con inclusioni di petrolio e bitume. (Foto: Muhammad Ayub via Catawiki)

Il mio amico Michele Macrì quando disegna i contorni dei suoi corindoni grezzi (a volte assieme rossi e blu) li lascia bicolori, misteriosi, primitivi. Lasciare alle pietre le loro inclusioni — anzi, metterle addirittura al centro dell’attenzione — è un atto che ha la stessa portata rivoluzionaria che fu del nostro cinema neorealista. Gli spettatori delle sale d’un tratto non si trovarono più davanti le vite agiate di bellimbusti e femmes fatales mollemente sdraiate nelle loro ville lussureggianti ripulite da rumori e traffico. Nelle sceneggiature di colpo trovavano spazio (per meglio dire: furono inclusi) appartamenti di borgata, storie autentiche, dialoghi come li si sentiva ogni giorno per strada. Le inclusioni di ematite, di pirite o le formazioni dendritiche nei quarzi sono, da questa visuale, il segno d’un sentimento che — arditamente — definirei di realismo mineralogico, dove le ere geologiche rilasciano segni “veri” come le scarpe di Giulietta Masina o le rughe di Anna Magnani. I registi erano come i minerali, pronti a raccogliere tutte le testimonianze di quello che veramente è successo, mentre l’imbellimento esasperato apparve d’un tratto come un goffo camuffamento realizzato dalla voracità con cui l’uomo brutalizza la materia per costringerla a trasportare solo dei segni convenzionali. Chi concepisce le inclusioni, chi le accetta, sa ospitare, ama la vita, legge i segni degli altri e li comprende, vede le sfumature e diffida degli specchi, dà importanza ai dettagli ma non ai cavilli, dialoga, collabora, non ha pregiudizi né invidia, non si crede superiore per diritto divino.

Editoriale di Paolo Minieri, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 17, Autunno 2023

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