venerdì, Aprile 26, 2024
spot_img

Spunti da Ferrara/8. Archeogemmologia e perle

La “IV Conferenza Nazionale Diamante e Gemme di Colore: identificazione, tracciabilità e aspetti etici” si è svolta a Ferrara giovedì 7 e venerdì 8 luglio 2022 al palazzo Tassoni Estense. Come già accaduto nell’edizione di Bari del 2021, IGR ha promosso l’evento, che ha fatto registrare un’apprezzabile affluenza, contribuendo come Media Partner alla sua diffusione, anche a livello internazionale.

Flavio Butini (Istituto Gemmologico Nazionale) ha illustrato alcuni casi di un ramo di studi di carattere interdisciplinare che vede chiamate in causa, in stretta cooperazione, la gemmologia e l’archeologia. I casi studiati sono stati oggetto di collaborazione con soggetti pubblici ed istituzionali come le Sovrintendenze ed i Musei assieme a soggetti privati quali le Case d’Asta, gli antiquari ed i privati. La gemmologia assolve il compito dell’identificazione di gemme rinvenute su reperti storici o appartenenti a collezioni antiche o presunte tali.

Il lavoro di riconoscimento può offrire indizi sulla provenienza e su alcuni aspetti delle società del tempo: un ciondolo rinvenuto in un santuario etrusco è stato identificato giada omfacite; in un sarcofago mal conservato sui Monti Albani s’è rinvenuto un gioiello fatto con sette zaffiri, di cui quattro si sono rivelati di origine basaltica e tre metamorfica (indizio di un’offerta variegata di gemme già nel primo secolo dopo Cristo).

Alessandro Magno su Prasio conservato presso il Musée d’histoire du Valais. Intaglio realizzato tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C. (Foto: Lorenzo Vanzetti)

I pezzi della gioielleria Castellani, storici orafi che hanno lavorato a Roma nel diciannovesimo secolo, rappresentano una sfida per l’analista, poiché spesso venivano offerti oggetti di reale valore antiquario affiancati a riproduzioni. S’è rilevato una cordierite lo “zaffiro della via Appia”, una riproduzione di un oggetto antico realizzato nel 1870 dalla storica gioielleria Castellani e descritto genericamente come quarzo azzurro, mentre è uno zaffiro d’origine basaltica la gemma di 11 carati rinvenuta a Pompei e raffigurante un ippocampo. I vasi murrini, citati da Plinio e valutati ben 60.000 sesterzi, si sono rivelati di fluoriti e sono stati oggetto di una trattazione specifica già pubblicata su IGR.

Da queste esperienze è possibile ricavare un report gemmologico specifico nel quale si possono aggiungere dati storici e descrittivi (tipo di taglio e di lavorazione, descrizione del soggetto, giudizio dell’esecuzione, stato di conservazione, note su trattamenti e restauro, attribuzione del periodo, confronti e bibliografia).

Produzione di perle nella baia di Ha Long, in Vietnam. (Foto: Ji-Elle/Wikimedia Commons, License CC BY-SA 4.0)

Chiemi Sasajima (Istituto Gemmologico Ligure – ATC Gem-A Italia) ha passato in rassegna le perle naturali (cistiche e blister), per le quali esempi disponibili sul mercato sono le Conch e le Melo, le perle coltivate il cui primo tipo risale addirittura l’undicesimo o secolo (perla di Buddha). Sono state illustrate le tecniche di innesto per le perle con nucleo e per quelle non nucleate.

Articolo di Paolo Minieri e Stefania Coppola, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 15, Autunno 2022.

spot_img

Articoli correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

NEWS

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

Dal Magazine