domenica, Aprile 28, 2024
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Dimissioni pesanti, in parte rientrate. La bufera della guerra in Ucraina s’è abbattuta sul RJC

Il Responsible Jewellery Council (RJC), fondato nel 2004, è un’associazione privata che si propone di sviluppare pratiche di responsabilità (diritti umani e del lavoro, impatto ambientale, sostenibilità mineraria) e che raggruppa più di 1500 aziende dell’intera filiera del settore della gioielleria e delle pietre preziose. I membri del RJC si impegnano a conformarsi al Code of Practices, uno standard che delinea le pratiche corrette. Per chiedere d’essere certificata in base al Codice, un’azienda deve sottoporsi a un audit indipendente che ne confermi la conformità. È inoltre possibile anche aderire a un ulteriore standard opzionale, il Chain-of-Custody Standard, che al momento è disponibile solo per i metalli, mentre per diamanti e pietre di colore l’organismo non è ancora riuscito a stabilire delle procedure condivise.

Nel percorso di RJC non sono mancati alcuni aspetti controversi, posti in evidenza da alcune ONG, come ad esempio la possibilità per i membri di fregiarsi immediatamente dei benefici dell’adesione concedendosi poi due anni per adeguarsi alla compliance, un certo ritardo nel conformarsi alle linee OCSE. Eppure l’associazione non ha mancato di imporsi come l’interlocutore di riferimento per l’acquisizione di credenziali etiche per le aziende del ramo gioielleria-pietre preziose. Tra i fondatori figurano infatti gruppi leader come BHP Billiton, Rio Tinto, Tiffany & Co, Cartier, nonché associazioni di settore quali Jewelers of America.

Il succedersi delle adesioni è stata quasi un marcia trionfale: le eccezioni sono pochissime, ormai solo poche delle grandi realtà del mondo dei preziosi hanno preferito astenersi dallo scegliere RJC come partner garante della propria compliance etica.

Lo scossone provocato nel primo semestre del 2022 dalle sanzioni successive al conflitto Russia-Ucraina ha provocato la più grande crisi dell’organizzazione. Alrosa, il produttore russo di diamanti grezzi e leader di mercato, occupava un posto di rilievo negli equilibri di RJC. All’inizio di marzo il rappresentate di Alrosa ha quindi deciso di rassegnare le proprie dimissioni dalla carica di vice presidente RJC.

(Foto: Rhjphotoandilustration, License Freepik Premium)

A dire il vero le restrizioni statunitensi non impedivano all’industria di continuare a fare affari con Alrosa, ma hanno proibito le transazioni finanziarie relative alle sue azioni ed al suo debito.

La mossa cautelativa del ritiro della membership non è bastata e alla fine di marzo il gruppo Pandora, 7000 outlet un tutto il mondo, ha abbandonato poiché, a seguito dell’invasione della Russia in Ucraina, riteneva che si sarebbero dovute sospendere le relazioni con i membri russi del RJC.

La presa di posizione di Pandora ha quindi determinato le dimissioni di Iris Van der Veken dalla carica di direttore esecutivo di RJC innescando una reazione a catena: Richemont, Kering, Watches of Switzerland, Bulgari hanno conseguentemente ritirato la propria adesione al Council.

Ci sono in gioco vari aspetti. C’è innanzitutto un problema legale relativo agli effettivi poteri dell’organismo per recidere in modo più drastico della sospensione temporanea l’adesione di un membro come Alrosa. «In quanto associazione di categoria – si legge in un comunicato – l’RJC deve agire in conformità con i suoi doveri costituzionali e statutari e adempiere alle sue responsabilità in buona fede».

Va inoltre misurato l’interesse che i singoli gruppi possano avere nel limitare il business con la Russia: alcuni di essi non vedono figurare questo paese come fornitore strategico o come mercato di sbocco fondamentale mentre per altri rompere con Alrosa o altri partner russi porterebbe un danno alle proprie strategie.

A metà giugno Richemont e Kering hanno fatto marcia indietro e hanno riconfermato le proprie adesioni al RJC, accettando di fatto la posizione dell’associazione secondo la quale l’ordinamento interno non consentiva di procedere contro Alrosa aldilà dell’accettazione dell’autosospensione. Al momento della pubblicazione non risulta che Pandora abbia chiesto la riammissione.

Continuano, intanto, le adesioni alla Watch & Jewellery Initiative 2030, iniziativa fondata da Cartier e Kering che si pone come obiettivo quello di lavorare su resilienza climatica, preservazione delle risorse e promozione dell’inclusione. Nel solo mese di Settembre 2022 hanno aderito, tra le altre, Pandora, Mattioli e Piaget.

Gem News pubblicata su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 15, Autunno 2022

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