sabato, Aprile 27, 2024
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Spunti da Ferrara/3. Identificazione utile a rettificare le catalogazioni storiche nei musei

La “IV Conferenza Nazionale Diamante e Gemme di Colore: identificazione, tracciabilità e aspetti etici” si è svolta a Ferrara giovedì 7 e venerdì 8 luglio 2022 al palazzo Tassoni Estense. Come già accaduto nell’edizione di Bari del 2021, IGR ha promosso l’evento, che ha fatto registrare un’apprezzabile affluenza, contribuendo come Media Partner alla sua diffusione, anche a livello internazionale.

Non stupisce che in un paese come l’Italia, densa di giacimenti culturali di grande rilievo, un aspetto preso spesso in considerazione sia quello relativo all’identificazione di gemme contenute in collezioni museali.

Giovanna Agrosì (Università di Bari), basandosi sulla considerazione che, per determinare le condizioni di formazione del diamante naturale, un grande aiuto ci è dato dai suoi difetti strutturali, ha investigato in dettaglio un diamante di tipo IaAB donato nel 1852 da Monsignor Spada al Museo di Mineralogia dell’Università La Sapienza di Roma. Lo studio è stato naturalmente realizzato con tecniche non distruttive (topografia RX che offre un imaging dei campi di deformazione associati ai difetti, micro Tomografia RX e diffrazione RX). La gemma è stata messa a suo tempo in archivio come proveniente dal Brasile e descritta come “giallognola” con “una sostanza nera” al suo interno. Il campione, dal peso di circa 1,59 carati, presenta una morfologia cubo-ottaedrica, è incolore ed esibisce nella parte centrale fratture riempite da materiale scuro e inclusioni mineralogiche incolori, tra cui aloni metamittici superficiali. Lo studio delle dislocazioni originatesi da inclusioni di olivina forsteritica e assenza di deformazione plastica suggeriscono un’origine litosferica.

Il diamante investigato da Giovanna Agrosì, donato nel 1852 da Monsignor Spada al Museo di Mineralogia dell’Università La Sapienza di Roma. (Foto: Giovanna Agrosì e Gioacchino Tempesta, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)

Le informazioni acquisite, integrate da una documentata ricerca sull’attività estrattiva in Brasile a partire dal 1700, fanno propendere per la conferma del Brasile come paese d’origine, precisamente dal distretto di Diamantina, Minas Gerais.

La documentazione con cui è stato catalogato il diamante. (Foto: Giovanna Agrosì e Gioacchino Tempesta, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”)

Maura Fugazzotto dell’Università di Catania, utilizzando le spettroscopie IR e Raman nelle versioni portatili, ha lavorato sulle gemme incastonate del Museo Diocesano di Catania, in particolare su alcuni ostensori, accertando la natura delle gemme incastonate, per lo più berilli smeraldo, corindoni rubini, quarzi citrini e diamanti.

Cristina Caggiani (Università di Catania) ha analizzato invece alcune gemme, per lo più silicati, che fanno parte della collezione del Museo Regionale Paolo Orsi di Siracusa, per le quali la classificazione precedente era dubbia. In alcuni casi le indicazioni presenti nel catalogo storico sono state confermate, in altri casi smentite. In particolare i dati rilevati si sono dimostrati utili per separare quarzi micro o criptocristallini dai granati e correggere gli errori della classificazione autoptica che in alcuni casi riportava confusione fra queste due composizioni.

Lucilla Fabrizi (Università di Firenze) ha sottoposto ad indagine, mediante Micro-Raman (risolutiva in modo rapido per l’80% dei casi), PIXE (Particle Induced X-ray Emission) e PIGE (Particle Induced Gamma-ray Emission), 53 pietre appartenenti al nucleo più antico della collezione medicea. Le analisi hanno identificato la presenza di smeraldo, quarzo, topazio, opale, cordierite e granato, discriminando la provenienza geografica di smeraldi e topazi mediante l’analisi degli elementi in traccia.

Particolare dell’intervento di Giovanna Agrosì (Università di Bari). (Foto estratta dalle registrazioni della Conferenza pubblicate dall’Università degli Studi di Ferrara)

Articolo di Paolo Minieri e Stefania Coppola, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia nr. 15 – Autunno 2022.

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