domenica, Aprile 28, 2024
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«Il comparto dei diamanti non dovrebbe avere il compito di far rispettare le sanzioni contro la Russia», afferma Rapaport

Il 20 settembre 2023 Avi Krawitz ha riportato su Rapaport.com il punto di vista di Martin Rapaport sulle sfide legate all’attuazione delle misure proposte dai Paesi del Gruppo dei Sette (G7). Queste misure mirano ad imporre ulteriori restrizioni contro i diamanti russi, che si presume finanzino il conflitto in Ucraina. Queste azioni sono state riprese dal Parlamento Europeo il 9 novembre 2023.

Rapaport ha dichiarato che la responsabilità nell’attuare qualsiasi programma di sanzioni spetta al governo, non al commercio. Ha sottolineato che l’autorità principale in qualsiasi programma di sanzioni governative sono gli uffici doganali, non gli operatori.

Nel marzo 2022 il governo degli Stati Uniti ha imposto il divieto di importare diamanti di origine russa a causa del conflitto in atto. Il sistema ha però una criticità: è infatti possibile l’importazione di diamanti provenienti da grezzi russi se trasformati in pietre finite con lavorazioni effettuate Paesi terzi, soprattutto in India, centro di produzione primario.

I diamanti russi continuano ad entrare sul mercato, nonostante il divieto. Alrosa, compagnia mineraria in larga misura di proprietà della Federazione Russa, ha riportato vendite di 188,16 miliardi di RUB (1,9 miliardi di dollari) nel primo semestre del 2023. Un dato molto simile a quello relativo all’anno precedente. Ma allora queste sanzioni servono? Questa la domanda ricorrente.

Rapaport ha evidenziato una mancanza di chiarezza da parte dell’Ufficio per il Controllo dei Beni Stranieri (Office of Foreign Assets Control) circa la possibilità di importare negli Stati Uniti diamanti provenienti dalla Russia se trasformati in altre sedi.

Martin Rapaport.
Martin Rapaport. (Photo courtesy of Rapaport Group)

Ha inoltre suggerito che l’attuazione di un tale divieto potrebbe avere un impatto negativo sul rapporto tra Stati Uniti e India a causa della posizione presa dall’India, che continua ad esportare diamanti di origine russa negli Stati Uniti. Ha criticato l’approccio del governo degli Stati Uniti, poiché – a suo avviso – s’è preferita l’immagine a scapito degli interessi dell’industria dei diamanti e della gioielleria. Un’operazione che rassomiglia al greenwashing, che contraddistingue alcune modalità del Processo di Kimberley.

Rapaport ha espresso inoltre preoccupazioni sui protocolli del WDC che considera svantaggiosi per le aziende di dimensioni ridotte e medie che non dispongono delle risorse necessarie per mettere in moto il controllo sulla supply chain mediante audits.

In risposta, Elodie Daguzan, direttrice esecutiva del WDC, ha respinto le affermazioni di Rapaport, chiarendo che la proposta è stata elaborata non prima di aver reso partecipi vari stakeholder del settore, con l’obiettivo di implementarla in modo efficace a supporto per tutte le imprese nel settore dei diamanti.

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