domenica, Aprile 28, 2024
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Come sovvertire la comunicazione del diamante sintetico: il caso Lightbox

Nel settembre 2018 De Beers ha iniziato a vendere diamante sintetico CVD col marchio Lightbox. Cosa c’è dietro questa mossa a sorpresa? Chi sono i concorrenti? Come cambia la comunicazione?

De Beers entra nel ramo dei diamanti sintetici abbassandone i prezzi

Dopo l’iniziale sorpresa, la tattica del colosso sudafricano appare chiara non appena si guardi la strategia di pricing decisa al lancio di Lightbox nel settembre 2018: un pendente con solitario con diamante sintetico da un carato viene venduto ad 800$, più una tariffa nominale per la montatura… basti pensare che nello stesso periodo un diamante sintetico equivalente veniva proposto a 3.700$! Non si tratta di una manovra diversiva. Questo prodotto è andato sold out in una settimana. Competitor ed osservatori di settore avevano avanzato l’ipotesi che tutta l’operazione fosse soltanto una mossa temporanea per abbattere il prezzo dei sintetici sul mercato e che l’azienda non avesse la capacità produttiva necessaria per sostenere il volume di vendite atteso. In realtà i successivi rimpiazzi sono avvenuti in tempi relativamente brevi. L’incursione è dunque il frutto di una precisa volontà di presidiare questo nuovo mercato.

Fig. 1 (Foto: lightboxjewelry.com, screenshot del 28 febbraio 2019)

Evidentemente il diamante sintetico è un piatto che si preannuncia bello ricco. In effetti, e forse non sarà un caso, Lightbox entra proprio quando molti produttori avevano programmato di andare verso il dettaglio, alla ricerca di marginalità che si prefiguravano estremamente interessanti. Infatti un mese dopo il suo lancio, Richline decide di introdurre la linea di diamanti sintetici “Grown with love”, venduti direttamente all’interno dei negozi delle catene statunitensi Macy’s e JCPenney a prezzi belli sostenuti, evidentemente già programmati prima che De Beers sbaragliasse le carte nel settore. Ecco perché le politiche commerciali, generalmente usate un po’ da tutti i produttori, puntano su diamanti superiori ad un carato, area in cui pensano che Lightbox appaia attualmente carente. In questa area di prodotti la determinazione del prezzo dei listini consentirebbe di conservare i margini che ci si aspettava prima dello sbarco di Lightbox: prezzi alquanto elevati, con l’obiettivo anche di mantenere alta nel consumatore la desiderabilità nonché la percezione di rarità e valore.

Lightbox va dunque ad aggiungersi ad altri produttori come Diamond Foundry, Brilliant Earth e Pure Grown Diamonds che aspirano a guadagnare posizioni in un nuovo mercato destinato a crescere, dove la strategia ricorrente è, spesso, quella della vendita online (Tabella I).

In che modo De Beers colloca il suo diamante sintetico in rapporto ai principali competitor?

Tabella 1 – Diamanti sintetici: i principali competitor

Diversi linguaggi. Lightbox si basa sull’effetto shock dei prezzi

Le strategie di commercializzazione dei diamanti sintetici negli Stati Uniti presentano alcuni lati in comune, ma ciascuna azienda si comporta in modo proprio scegliendo i tasti sui quali insistere. Partiamo dai canali di vendita: mentre Lightbox, Diamond Foundry e Brilliant Earth puntano sul web come canale principale per la distribuzione dei propri prodotti, Pure Grown Diamonds rimane ancorata ad una scelta commerciale tradizionale, prediligendo la vendita in-store.

Essendo un e-commerce con vendita diretta al pubblico, la sezione shop di Lightbox occupa la parte predominante del sito. Ciò che salta subito all’occhio dell’osservatore è il modo in cui vengono comunicati i prezzi. L’offerta web di gioielli con diamanti naturali è sempre stata contraddistinta da un certo pudore e da una certa riservatezza, lusso in chiaro e prezzo solo sullo sfondo. Il focus della comunicazione di solito poggia esclusivamente sull’unicità del prodotto. Nel ramo del lusso non è certo la concorrenzialità dei prezzi a magnetizzare l’attenzione, quanto piuttosto la desiderabilità ed esclusività. Lightbox inverte i fattori: il prezzo è in chiaro e, cosa ancora più innovativa, viene spiegato nelle diverse componenti di pietra e metalli preziosi (Figura 2).

Fig. 2 – L’offerta prodotti di Lightbox appare basic rispetto agli altri protagonisti della scena. Al momento i diamanti sintetici sono proposti in quattro carature e in tre tipi di colori diversi: incolori, rosa ed azzurri. Dove però De Beers mostra i muscoli è nel listino prezzi, estremamente competitivo, circa 800 US$ per un diamante sintetico da un carato indipendentemente dal colore. Le politiche di prezzo dei gioielli con diamanti sintetici Lightbox, incredibilmente concorrenziali rispetto ai competitor, li rendono a portata di tutti e sempre ben visibili in ogni fase della selezione del gioiello e del completamento dell’acquisto: una tariffa standard in base alla dimensione ed al colore del diamante, più una cifra forfettaria relativa al tipo di gioiello scelto. (Foto: lightboxjewelry.com, screenshot del 19 febbraio 2019)

Il richiamo alla questione etica è considerato un fattore competitivo, una carta che i produttori di diamanti sintetici giocano con una certa insistenza, soprattutto nel mercato statunitense. La presunta maggiore sostenibilità ambientale viene utilizzata come cavallo di battaglia nella comunicazione che viene effettuata (Figure 7-8-9). Non c’è da sorprendersi che Lightbox non ponga però alcun accento sulla questione: l’obiettivo, opposto a quello degli altri operatori, è di limitare il tema dell’estrazione responsabile ai diamanti naturali.

Lightbox sembra indicare un invito all’acquisto del gioiello diverso da quello tradizionale in cui si suggella il solo rapporto di coppia. Basti pensare alla scelta promozionale utilizzata nella homepage nel periodo di Febbraio 2019 (Figura 3), in cui il marchio getta via la tradizione di San Valentino e dedica la sua offerta al Galentine’s Day (locuzione che in gergo indica la giornata dedicata all’amicizia del 13 febbraio, esplosa come moda a partire dal 2017 in contrapposizione a San Valentino). La comunicazione in questo caso è dedicata alle donne: un invito a regalare un gioiello alle proprie amiche, figlie, madri, sorelle.

Diamond Foundry (Figure 5-6) tende a puntare sull’unicità del prodotto: in apertura la homepage del 19 febbraio 2019 evidenziava “(RED)”, un anello creato a partire da un singolo grezzo di diamante sintetico e composto da un numero di faccette compreso tra 2000 e 3000. Troviamo inoltre accenni alla salvaguardia della natura e all’accostamento del prodotto sintetico alla celebrazione delle relazioni di coppia: in questo caso riaffiora lo stesso target del diamante naturale. Brilliant Earth (Figura 7) e Pure Grown Diamonds (Figure 8-9) seguono lo stesso trend: attenzione alla natura attraverso rimandi grafici e scelta cromatica, riscoperta dei valori celebrativi dell’amore, gratificazione derivante dall’acquisto e dal ricevimento in dono di un diamante, al pari del naturale.

La rivoluzione, Lightbox non dà certificati. Tutte uguali e tutte belle, cioè sintetiche

La strategia dei produttori di diamanti sintetici dunque è stata per anni quella di costruire un’immagine che esprimesse tutta la preziosità dei diamanti naturali. Non ci si è limitati ad imitare gli stili celebrativi o le premure eco friendly. Infatti, come le gemme naturali i diamanti sintetici dei principali brand statunitensi sono stati da subito corredati da certificati gemmologici. Brilliant Earth (Figura 11) e Diamond Foundry (Figura 13) emulano sul web il modello classico delle quotazioni online: caratteristiche, prezzo, certificato. Anche in questo caso Lightbox segna una rottura: “…come ogni altro prodotto di alta tecnologia, le nostre gemme hanno tutte lo stesso standard qualitativo e quindi non hanno bisogno di un certificato che le descriva. Sono tutte uguali e tutte bellissime…”. Saranno belle ma, se sono tutte uguali, non sono pietre uniche.

In definitiva la comunicazione del prodotto Lightbox rivela in modo compiuto ed esauriente il senso complessivo della visione di De Beers del mercato del futuro. I diamanti sintetici sono una realtà ma devono restare confinati in uno spazio definito che non invada quello dei diamanti naturali. Lo scopo dell’ingresso repentino sulla scena di Lightbox non è solo quello di generare ricavi attraverso le quantità che si prevede verranno richieste dal mercato. La mossa aspira ad altro ancora, cioè a polarizzare radicalmente l’offerta di pietre accresciute in laboratorio su una fascia di mercato assai più commerciale dei diamanti naturali. Questi, in tal modo, vedranno salvaguardate le prerogative storicamente consolidate, la percezione di unicità, l’appetibilità e, cosa fondamentale, le quotazioni.

Vecchi e nuovi messaggi. Ma target di giovani

Fig. 3 – Lightbox e il web. Un set di colori chiari, ove dominano bianco, rosa, azzurrino e grigio, cioè i colori dei diamanti sintetici proposti e quello delle montature in argento. In apertura, spazio al Galentine’s Day.
(Foto: lightboxjewelry.com, screenshot dell’11 febbraio 2019)
Fig. 4 – Momenti, non traguardi. Dallo stile delle foto e dal linguaggio traspare il target a cui Lightbox si rivolge: un pubblico giovane, diverso da quello del diamante naturale, con una capacità di spesa più contenuta, che si gode l’immediatezza del consumo e che non lega il gioiello a celebrare la lunga durata ed i legami di coppia. (Foto: lightboxjewelry.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 5 – Anelli CVD. Diamond Foundry insiste sull’unicità dell’anello (RED), il primo diamante sintetico battuto da Sotheby’s a 256.000 US$. Il tema portante del marchio è il recupero dei temi che hanno determinato l’appetibilità dei diamanti naturali. Allo scopo vanno bene sia un anello battuto da una casa d’asta che un diamante sintetico come suggello di una lunga relazione, come nel caso del contest “The Perfect Proposal”, in Figura 6. (Foto: diamondfoundry.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 6 – Anelli CVD. Diamond Foundry (in Figura 5) insiste sull’unicità dell’anello (RED), il primo diamante sintetico battuto da Sotheby’s a 256.000 US$. Il tema portante del marchio è il recupero dei temi che hanno determinato l’appetibilità dei diamanti naturali. Allo scopo vanno bene sia un anello battuto da una casa d’asta che un diamante sintetico come suggello di una lunga relazione, come nel caso del contest “The Perfect Proposal”, in figura 6. (Foto: diamondfoundry.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 7 – Amore ed etica. Per Brilliant Earth che siano naturali o sintetici i diamanti veicolano l’amore. I colori ed icone richiamano la natura mentre sullo sfondo si staglia il tema etico, il cavallo di battaglia della Casa.
(Foto: brilliantearth.com, screenshot dell’11 febbraio 2019)
Fig. 8 – Alchimia. Pure Grown Diamonds ricorre al mito della trasformazione della materia. I diamanti, come l’oro, sono in cima ai sogni degli alchimisti. Ma il rito è lo stesso di sempre: le relazioni vere, le piccole cose che ci rendono felici, le relazioni di coppia da celebrare.
(Foto: puregrowndiamonds.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 9 – Alchimia. Pure Grown Diamonds ricorre al mito della trasformazione della materia. I diamanti, come l’oro, sono in cima ai sogni degli alchimisti. Ma il rito è lo stesso di sempre: le relazioni vere, le piccole cose che ci rendono felici, le relazioni di coppia da celebrare.
(Foto: puregrowndiamonds.com, screenshot del 19 febbraio 2019)

Solo montati, solo al consumatore e senza certificati. Lightbox si distanzia dagli altri produttori

Fig. 10 – Nessuna intermediazione. Lightbox non vende che diamanti sintetici, esclusivamente montati e soltanto al consumatore finale. Gli operatori del settore non hanno la possibilità di acquistare pietre sciolte. L’offerta si limita a pietre montate su argento e oro 10 ct, permettendo di scegliere colore, caratura e taglio della gemma, oltre al modello su cui inserirla.
(Foto: lightboxjewelry.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 11 – Elencazione promiscua e certificati. Brilliant Earth sceglie invece di affiancare diamante naturale e sintetico nella stessa pagina web, donandogli pari dignità ed utilizzando la stessa tipologia di listini. Così come si offre il certificato gemmologico dei diamanti naturali, se ne offre uno per i sintetici. La scelta è condivisa dagli altri brand, ma non da Lightbox.
(Foto: brilliantearth.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 12 – Localizzare lo store. Pure Grown Diamonds si dedica, invece, soltanto al diamante sintetico non montato, permettendo di selezionarne taglio e colore rimandando successivamente ad uno dei store fisici presenti negli Stati Uniti.
(Foto: puregrowndiamonds.com, screenshot del 19 febbraio 2019)
Fig. 13 – Pietre sciolte e montate assieme. Diamond Foundry sceglie di affiancare ai gioielli montati anche le pietre sciolte, proponendo un listino in un formato grafico simile ai principali distributori di diamanti naturali, in cui poter scegliere esattamente la gemma di proprio gradimento secondo i parametri più importanti. Sarà poi possibile utilizzare il sistema 3D per la creazione del gioiello inserendo la pietra selezionata. (Foto: diamondfoundry.com, screenshot del 19 febbraio 2019)

Articolo di Domenico Angelino, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 6, Primavera 2019.

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