domenica, Aprile 28, 2024
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Gemme d’Italia: Ambra

L’ambra siciliana o simetite è a livello estetico una delle migliori esistenti al mondo. Le prime citazioni al suo riguardo sono relativamente recenti e risalgono all’inizio del 1600. La sua magnifica fluorescenza è stata esaltata dalla maestria degli artigiani catanesi e trapanesi dalla metà del 1600 fino alla metà dei anni ‘70 (XX secolo). Successivamente questa ambra è diventata pressoché introvabile. Il nome “simetite” viene dal fiume Simeto, principale fiume della Sicilia, che scorre verso est e sfocia a sud di Catania.

Attualmente non esiste alcun tipo di giacimento di simetite conosciuto. Le uniche fonti storiche a riguardo sono raccolte all’interno di un opuscolo (C.E. Fiore, 1996, Dell’ambra siciliana. Testi di antichi autori siciliani 1639-1805. Quaderni di Biblioteca, I. Boemi Ed., Catania) nel quale sono elencate in ordine cronologico a partire dai primi anni del 1600 fino ai primi anni del 1800 tutte le ricerche effettuate da antichi autori inerenti sia all’ubicazione geografica dei presunti giacimenti di simetite in Sicilia, sia alle descrizioni di questo materiale gemmologico e la sua origine.

Tra il 1639 e il 1641 Pietro Carrera nell’opera “Delle memorie historiche della città di Catania” scrive: “’ne nostri mari di Catania buon numero se n’è ritrovato”. P.S. Boccone (1697) riporta più precisamente i toponimi: “Io sono testimoneo di veduta, per averlo trovato nella spiaggia di mare fra la città d’Agrigento, Leocata e Terranova, ch’è dirimpetto all’isola di Malta: li fanciulli di quelle contrade lo raccolgono in mezzo all’alga […] questo ritrovamento di succino è attualmente in vicinanza delle città di Agrigento, di Catanea, Leocata e simili […] che poi dalle tempeste e flutti viene distaccato dalle sue sorgenti e portato al lido in mezzo all’alga” (C. E. Fiore, 1996). A partire dai giacimenti primari ubicati nell’entroterra siciliano, l’ambra veniva rimossa in occasione di intensi eventi piovosi che causavano frane e dissesti; in queste occasioni l’azione erosiva dell’acqua staccava pezzi di diversa grandezza dalla loro sede naturale e li disperdeva nelle campagne vicine o nei corsi d’acqua e da questi al mare dove si rinvenivano spiaggiati attorno a Catania e nella costa meridionale della Sicilia (C. Zilli, 1996-97). L’abate Francesco Ferrara (1805) scrive: “Le copiose raccolte si fanno dopo le piogge dirotte, che hanno avuto la forza d’estrarre e condurre via i pezzi dell’ambra da’ loro siti, e dopo le tempeste durante le quali il fiotto dell‘onde impetuose ha rigettato sopra lidi con l’alga e la sabbia l’ambra che i fiumi vi avevano trasportato” (C. E. Fiore, 1996), riferendosi al Simeto e al Salso. Dopo una descrizione minuziosa riguardo all’ubicazione delle sorgenti e il talweg di questi due fiumi, egli delimita un’area di ritrovamenti di simetite: “l’ambra dunque si ritrova nelle campagne vicine ai luoghi centrali dell’isola ed in quelle limitrofe al corso di tutte queste acque. Si trovano de’ grossi pezzi nelle campagne di Centorbi, Asaro, Leonforte, S. Filippo d’Argirò, etc”. Nelle coste, sempre secondo l’abate Ferrara, la simetite sarebbe stata raccolta nelle spiagge di “Sicili, Spaccaforno, Ragusa, Terranova. Licata, ed altre del contado di Modica, ed indi a Girgenti, Siculiana, ed altri luoghi di quelle spiagge meridionali” (C. E. Fiore, 1996). Oltre a questi toponimi, altri autori del passato menzionano anche Caltanissetta, Calascibetta e Castrogiovanni (EN) (H.R. Fraquet, 1987).

Figura 9a – Splendido esemplare di ambra siciliana (simetite) di colore giallo-aranciato in esposizione al Museo di Mineralogia della Sapienza Università di Roma. Foto di R. Appiani, per gentile concessione del Museo di Mineralogia della Sapienza.
Figura 9b – Il cartellino storico che ne attesta la provenienza e fornisce una descrizione dell’ambra. Foto di R. Appiani, per gentile concessione del Museo di Mineralogia della Sapienza Università di Roma.

Su comunicazione verbale di G.L. Cattaneo, le ultime testimonianze non scritte di ritrovamenti cospicui risalirebbero all’attività dei “Cuzzulari” (così venivano chiamati i cercatori di ambra in Sicilia; da cozzula: tellina) durante i primi anni Settanta lungo il litorale a sud di Catania (dal Porto di Catania a Costa Saracena). Il motivo per il quale non si abbiano più notizie del ritrovamento di campioni di ambra dopo gli anni ’70 è ancora oscuro, ma potrebbe essere attribuito all’impatto antropico sul territorio che ha modificato il talweg dei corsi d’acqua che regolavano il trasporto di questo materiale, a causa della costruzione di dighe e sbarramenti; ad oggi, tuttavia, non sono state ancora svolte delle ricerche scientifiche per individuare la collocazione geografica precisa sia dei giacimenti primari sia di quelli secondari regolati dal trasporto fluviale.

La lavorazione dell’ambra in Sicilia risale ai primi del XIX secolo. I pezzi erano lavorati al tornio o ad intaglio per produrre oggetti come collane, pendagli, anelli, rosari o scatole, cammei anche di 4-5 cm (Ferrara, 1805). Oggi gli artigiani levigano i grezzi con carta abrasiva a grana sempre più piccola, dopodiché, l’ambra viene osservata al microscopio dal gioielliere che individua la parte del campione più interessante da un punto di vista commerciale, stabilendo a tale proposito il tipo di taglio più adatto per evidenziare le caratteristiche estetiche del campione. Infine, si procede con la lucidatura del campione stesso, utilizzando della pasta abrasiva (C. Zilli, 1997).

Figura 10 – Succinite (Sicilia) trasparente di color arancione-giallastro, tagliata a cabochon; si distingue una maglia di cracks poligonali e superficiali ed alcune fratture interne; Museo di Mineralogia Sapienza, numero del campione: 13290/8 (bis); peso: 0,528 g; dimensioni: 14 x 11 mm. Foto: D. Leoni.

Gli studi botanici effettuati su campioni di simetite sono estremamente rari, perché è difficilissimo trovare frammenti di foglie e fiori di dimensioni tali da permettere di risalire alle specie del loro albero di origine. C. Zilli (1996-97) riporta gli studi effettuati da Goeppert (1879) pubblicati negli Atti della R. Accademia dei Lincei riguardo un incluso vegetale (un frammento di foglia) di un campione di simetite attualmente conservato nel Museo di Geologia di Palermo. Egli riuscì ad identificare questa inclusione, riconoscendo la sua appartenenza al genere Laurus e più precisamente alla specie Laurus Gemellariana.

Per quanto riguarda l’età, D. Schelee (1990) attribuisce all’ambra siciliana un’età compresa tra 20 e 10 M.A. (Aquitaniano-Burdigaliano e Tortoniano).

La simetite si presenta sotto una gamma di colori che va dal giallo limpido, all’arancione, al rosso così scuro da sembrare quasi nero (Figure 9-12).

Figura 11 – Succinite a zone giallognole e brune, opaca, proveniente dal fiume Simeto. Museo di Mineralogia Sapienza, numero del campione: 13309/27; peso: 1,816 g; dimensioni: 16 x 10 mm. Foto: D. Leoni.

Il carattere che condizionerebbe le diverse tonalità di colore nelle ambre, secondo Helm (1866), sarebbe la concentrazione di zolfo; si è ipotizzato che questo elemento non sia da andare a ricercare all’interno del campione, ma sulla sua superficie, in quanto probabilmente proviene dall’assorbimento (secondario alla formazione dell’ambra stessa) di soluzioni ricche in solfati. A conferma di questo, molti dei campioni studiati da C. Zilli (1996-97) presentano una patina sulfurea superficiale.

Helm (1866) mise a confronto le concentrazioni di diversi componenti (C,H,O,S) misurate su campioni di ambra baltica, di ambra siciliana rosso scura e di ambra siciliana nera, prestando attenzione alla percentuale di zolfo. Nella varietà nera egli osservò che la quantità di ossigeno era esattamente la metà e quella di zolfo era il doppio delle rispettive quantità di ossigeno e zolfo dell’ambra siciliana rosso scura e di quella baltica. Questi dati potrebbero essere la conferma del fatto che, a seconda del diverso grado di esposizione del campione agli agenti atmosferici ossidanti, esso appaia più o meno scuro. Di conseguenza, maggiore è la quantità di zolfo nel campione e più il pezzo d’ambra si presenta scuro (C. Zilli, 1996-97).

Figura 12 – Succinite gialla chiara limpida; provenienza Sicilia; Museo di Mineralogia Sapienza, numero del campione: 13292/10; peso: 2,838 g; dimensioni 18 x 17 mm. Foto D. Leoni.

La fluorescenza della simetite varia dall’azzurro, al verde e al violetto (C. Zilli, 1996-97) e il peso specifico, sulla base delle misure effettuate da Helm (1866), risulta essere di circa 1,125 g/cm3 per le varietà nere; per le varietà arancioni o rosse questo valore risulta leggermente più basso, intorno ai 1,056-1,068 g/cm3. Per quanto riguarda la temperatura di fusione, l’ambra siciliana brucia intorno ai 300-350°C.

Un altro tipo di ambra si trova nell’appennino emiliano-romagnolo, tra Modena e Forlí. Questa ambra è in genere molto scura, quasi nera con odore fetido, inclusa in argille grigie di età oligocenica. Alla fine dell’800 si trovava ambra di buona qualità nei pressi di Bologna, a Monte Paderno. Numerosi campioni di questa ambra fanno parte della collezione Bombicci del Museo di Mineralogia dell’Università di Bologna. Oggi il giacimento di Paderno è estinto, ma si possono ancora trovare noduli di ambra di alcuni centimetri nell’Appennino modenese e in provincia di Forlì presso Mercato Saraceno.

Località: Sicilia, Emilia-Romagna

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A cura del qualificato gruppo di specialisti della rubrica Gemme d’Italia, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 3, Gennaio 2018.

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1 commento

  1. Molto interessante! Avevo già letto di Simetite sul blog di Giallo Ambra, ma l’articolo parlava di vari tipi d’ambra e qui ho trovato molti più dettagli per quanto riguarda ambra siciliana

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