domenica, Aprile 28, 2024
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Morellato descrive i diamanti sintetici come veri. Reazioni del settore

Il Corriere della Sera e la Repubblica, rispettivamente il 3 ed il 12 luglio, hanno dedicato due articoli al Gruppo Morellato, titolati: Rubini, smeraldi e zaffiri. Il caso delle gemme Lab-grown” (Corriere della Sera, 3 Luglio 2021) e “Per Morellato dopo Ferragni arriva il diamante ecologico” (La Repubblica, 12 Luglio 2021).

Da questi articoli riportiamo – da noi sottolineati – alcuni passi che sono subito apparsi a molti professionisti ed operatori del ramo gemme-gioielleria alquanto discutibili.

Le dichiarazioni in questione 

L’articolo pubblicato su “La Repubblica” il 12 luglio 2021.

(Repubblica, intervista a Massimo Carraro, CEO di Morellato Group)

Domanda: «Morellato si è imposto come l’interprete del gioiello easy to wear” dove il contenuto prezioso è espresso dal design e non dal materiale. Un’innovazione che ha cambiato il modello del gioiello italiano. Ora siete tra i primi a lanciare il gioiello ecologico».

Risposta: «Sarà uno dei nostri driver il tema della sostenibilità, che si interpreta in molti modi diversi. Tra questi c’è il lancio di Live Diamond il brand del diamante ecologico: si tratta di un diamante naturale ingrandito in laboratorio, non di una pietra sintetica. Il nostro Live Diamond ha ottenuto la certificazione dellInternational Gemological Institute di Anversa. È un diamante vero, naturale, ma realizzato usando meno acqua ed energia. Inoltre abbiamo appena presentato anche rubini, smeraldi e zaffiri ecologici»”.

Dettaglio dell’articolo pubblicato su “La Repubblica” il 12 luglio 2021, nel quale si legge testualmente: “è un diamante vero, naturale, ma realizzato usando meno acqua ed energia”.

(Corriere della Sera, intervista a Francesca Ginocchio, Global Marketing Advisor di Morellato Group)

«E il risultato sono diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri con le stesse caratteristiche di purezza, lucentezza e caratura delle gemme estratte, tanto che le abbiamo sottoposte alla certificazione IGI (International Gemological Institute)». Per sgombrare il campo da possibili equivoci con i diamanti sintetici? «Esattamente, proprio per la novità dei nuovi diamanti si rischia di assimilarli alle gemme di sintesi che nulla hanno a che fare per materiali, processo produttivo con i diamanti naturali»”.

 

L’articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” il 3 luglio 2021.

Ed ancora sul Corriere della Sera:

[…] “è un diamante a tutti gli effetti, ma democratico. E la certificazione Igi, un ente terzo, aiuta a far comprendere che non è sintetico, semmai un diamante ecologico” […]

 

Dettaglio dell’articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” il 3 luglio 2021, nel quale si legge testualmente “E la certificazione IGI, un ente terzo, aiuta a far comprendere che non è sintetico, semmai un diamante ecologico”.

Nessun commento da chi ha rilasciato le dichiarazioni. Rotta di collisione con le norme UNI

Ad una verifica effettuata non risulta che le asserzioni riportate più sopra siano presenti anche nella comunicazione sui siti web di Morellato e di Live Diamond.

Al momento in cui scriviamo, queste affermazioni non sono state smentite dall’azienda che, raggiunta dalla redazione di IGR, non ha rilasciato commenti. Sono dichiarazioni che investono pienamente la questione della terminologia dei materiali gemmologici e delle normative che ne regolano l’uso. Abbiamo chiesto a tale proposito un parere al Dott. Carlo Cumo, considerato a ragione uno dei decani degli analisti di gemme in Italia, avendo lavorato per sei anni nel Laboratorio di Stato di Valenza per poi gestire personalmente nella stessa cittadina piemontese un proprio laboratorio.

«In casi come questi è necessario ancorarsi – sostiene Carlo Cumo – alle normative UNI sui materiali gemmologici e segnatamente allarticolo 4.5.1, norma 10245:2013, che definisce un minerale sintetico come materiale artificiale che possiede caratteristiche chimiche e fisiche simili a quelle dei corrispondenti materiali naturali. Il punto 4.5 qualifica il materiale gemmologico artificiale come sostanza organica o inorganica prodotta mediante procedimenti tecnologici».

L’UNI è l’Ente Italiano di Normazione, un organismo estremamente autorevole che mette insieme le parti interessate ed i maggiori esperti dei vari settori per stabilire quelle norme che diventano poi standard nella produzione e nel commercio. Le norme UNI generalmente sono allineate a quelle internazionali e vengono continuamente aggiornate. Per i diamanti sintetici la definizione è chiara: “Diamante fabbricato dall’uomo che ha essenzialmente la stessa composizione chimica, la stessa struttura cristallina e le stesse proprietà fisiche del suo equivalente naturale – Nota: non è ammesso utilizzare il solo termine ‘diamante’ per descrivere diamanti sintetici la cui totale o parziale cristallizzazione o ricristallizzazione sia dovuta all’intervento dell’uomo, indipendentemente dal materiale base di partenza e da quale metodo sia stato utilizzato. Il diamante fabbricato in tale modo deve essere chiaramente indicato come ‘diamante sintetico’” (art. 3.15.3 della Normativa UNI 9758:2021  “Diamante – Terminologia, Classificazione, Caratteristiche e Metodi di Prova”). Nella stessa Normativa è possibile trovare le definizioni di “Diamante” (art. 3.15), “Materiale gemmologico naturale” (art. 3.28.1), “Materiale gemmologico artificiale” (art. 3.28.2), “Materiale sintetico” (art. 3.28.2.1) e “Prodotto sintetico” (art. 3.28.2.2).

«Mi sembra perlomeno strano – continua Carlo Cumo – che in un’impresa come quella in discussione non vi sia almeno una persona informata di quanto ho appena ricordato. Capisco anche che dovendo lanciare un prodotto il vettore importante sia la pubblicità, però credo che sia sempre importante affidarsi a persone qualificate nel settore specifico in quanto in alcune di queste affermazioni appaiono spesso contraddizioni di base. Basta consultare un qualunque dizionario per rendersi conto che gli aggettivi vero e naturale non sono applicabili a questo tipo di diamanti». 

«Sono pienamente daccordo con quanto espresso dal Dott. Cumo – ci ha dichiarato Claudio Russo, GIA G.G. AGA S.G., geologo, gemmologo di lungo corso e docente dell’Istituto Gemmologico della Magna Grecia – in quanto evidentemente questi articoli ci mettono di fronte a dichiarazioni basate su mistificazione e disinformazione». A questo punto di vista si associano le parole di Marco Agazia, vicepresidente provinciale Federpreziosi, della Gioielleria Sommer di Cavallino-Treporti (VE): «non disdegno il commercio del diamante sintetico ma sono un sostenitore delluso della giusta terminologia…» e di Francesco Sequino, gemmologo F.G.A., AGA S.G, direttore del laboratorio gemmologico Gem-Tech: «la normativa UNI obbliga tutti gli operatori a una corretta nomenclatura per evitare che nel mercato si immettano oggetti non conformi a quanto sostenuto dal venditore». Bruno Martinez, G.G. IGI, titolare della Martinez Diamanti insiste sulla questione etica: «La gemmologia è la scienza che studia le gemme e la terminologia da utilizzare non può che essere scientifica; il diamante può essere naturale o sintetico, poi ci sono le imitazioni. Non devono essere ammesse aree di ambiguità. Attualmente la chiarezza di comunicazione corrisponde ad una reale esigenza del settore, soprattutto in questo periodo nel quale il comparto deve ancora riprendersi del tutto da quanto generato dal comportamento scorretto di alcuni istituti bancari nel proporre diamanti sul mercato. Il mio concetto di eticità si basa su una figura di acquirente informato nel modo corretto e quindi consapevole».

Molti altri sono gli operatori che hanno voluto far sentire la propria voce sulle affermazioni del Gruppo Morellato. Ne abbiamo scelti solo alcuni per motivi di spazio. Alberto Malossi, storico conoscitore e CEO di Gemmecreate srl, azienda specializzata in pietre sintetiche: «A mio parere vi è abbastanza materiale per fare una segnalazione circostanziata ad enti ed organizzazioni di garanzia come lIstituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria». Omar Bakr della Bakr srl: «Non posso esimermi dall’essere indignato nel leggere tali affermazioni». Rosita Zitoli della Gioielleria Piccarreta di Corato (BA): «provo indignazione per una tale riduzione di significato di normative comuni che regolano da tempo un lavoro che punta a proteggere il consumatore finale!»

I report IGI per i diamanti sintetici hanno un aspetto ed un layout grafico diverso da quello dei diamanti naturali 

IGR ha raggiunto l’International Gemological Institute i cui report sono stati utilizzati nella controversa campagna promozionale Live Diamond. L’Istituto belga ci ha precisato che è presente, come tutti i principali laboratori internazionali, nel mercato dei report per i diamanti sintetici. «Sì, rilasciamo Reports per i diamanti sintetici – un funzionario del laboratorio ha dichiarato a IGR – e, proprio per garantire al mercato la massima trasparenza e chiarezza, questi documenti gemmologici sono rigorosamente rilasciati con un layout e un colore diverso e riconoscibile in modo da non poter essere confusi in alcun modo con quelli rilasciati per i diamanti naturali. I documenti rilasciati per i diamanti sintetici sono di colore giallo, e comprendono gli stessi criteri utilizzati per quelli naturali. Le pietre sono incise al laser e non diciamo mai che questi diamanti sono ecologici o qualcosa di simile». Recentemente IGR ha dato, tra l’altro, notizia di un ulteriore servizio offerto dai report IGI sui diamanti sintetici nei quali sono evidenziati, a partire dal gennaio 2021, anche i post-trattamenti.

Il report IGI dedicato ai Laboratory Grown Diamond, disegnato di colorazione diversa per l’immediato riconoscimento del prodotto sintetico. (Foto: IGI)

Il comparto italiano della gioielleria e delle pietre preziose si sta interrogando da tempo sul tema della corretta trasmissione delle informazioni sulle gemme lungo la supply chain. In modo particolare la domanda alla base di tutto è: quelle che arrivano al consumatore finale sono le caratteristiche corrette?

Vuoto legislativo in Italia, timori per la limpidezza del mercato e ruolo delle Associazioni di categoria

A partire dal 2004 diversi disegni di legge sono stati portati all’attenzione delle Camere per definire con maggior rigore gli obblighi di fair disclosure, senza che si sia pervenuti all’entrata in vigore di un dispositivo giuridico.

«Senza una normativa con la forza di una Legge dello Stato, senza sanzioni, in Italia rischiamo il Far West gemmologico – sostiene Francesco Sequino – con gravi lesioni di una componente fondamentale del nostro lavoro: la fiducia dei consumatori». Tra i tanti operatori che abbiamo contattato molti hanno insistito sul fatto che dovrebbero essere le Associazioni italiane di categoria a decidersi a prender posizione e far la giusta pressione per promuovere – anche e soprattutto con fatti concreti – pratiche responsabili di commercializzazione. In effetti le Associazioni internazionali si fanno sentire più incisivamente, come ha rilevato Marco Torelli, HRD GG, AGA S.G., Direttore del laboratorio d’analisi Masterstones«Le norme UNI sono chiare ma poco conosciute. Pensiamo invece allenorme influenza che a livello globale hanno le linee guida del CIBJO. Quelle sul diamante sintetico sono 18 pagine chiare e puntuali che non a caso cominciano così: “1.1.1 Scopo primario è la protezione della fiducia del consumatore (Their primary goal is to protect consumer confidence)”. Se affermazioni così fuorvianti non fossero addirittura apparse su giornali di così grande diffusione non varrebbe quasi neanche la pena sottolineare una cosa così ovvia e cioè che secondo queste linee un diamante sintetico non può essere accompagnato da attributi quali “vero o “naturale”. Addirittura il CIBJO proibisce luso di qualifiche etiche se non opportunamente dimostrate».

 

IGR ha raccolto i pareri di alcuni esperti nel campo della gemmologia e del commercio di gioielleria e pietre preziose. Saremo lieti di pubblicare eventuali repliche di Morellato non appena saranno disponibili.

Articolo di Luigi Costantini, Alberto Scarani e Paolo Minieri

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