sabato, Aprile 27, 2024
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Spunti da Ferrara/7. Metodologia di ricerca, l’incontro con l’industria e l’inquadramento della “questione etica”

La “IV Conferenza Nazionale Diamante e Gemme di Colore: identificazione, tracciabilità e aspetti etici” si è svolta a Ferrara giovedì 7 e venerdì 8 luglio 2022 al palazzo Tassoni Estense. Come già accaduto nell’edizione di Bari del 2021, IGR ha promosso l’evento, che ha fatto registrare un’apprezzabile affluenza, contribuendo come Media Partner alla sua diffusione, anche a livello internazionale.

Michele Macrì (Sapienza Università di Roma) ha affrontato il tema dei confini del lavoro dei mineralisti e dei gemmologi, le loro differenze di metodo e le possibili convergenze future. La distinzione degli ambiti è un filo ininterrotto che ha animato la discussione scientifica sin da quando è convenzionalmente nata la gemmologia moderna (in Gran Bretagna nel 1908), innestandosi su una scienza già fondata cinque secoli prima (“de Re metallica” di Georg Agricola è il testo che consolida la mineralogia come scienza).

Il testo che consolida la mineralogia come scienza, “de Re metallica” di Georg Agricola, pubblicato nel 1556. (Foto: Wikimedia Commons, Pubblico dominio)

Se l’ambito dello studio – ovviamente non distruttivo – delle gemme è ristretto ai materiali usati in gioielleria ed è dominato da grandi istituti privati, il campo gli studi mineralogici è strutturato in un contesto universitario, è molto ampio e abbraccia la vasta area delle scienze dei materiali e delle loro applicazioni industriali. I gemmologi possono contare su un flusso continuo di materiali procurati dall’industria estrattiva ma non dispongono spesso della strumentazione scientifica sofisticata e costosa che è invece alla portata della ricerca universitaria. Ci sono dunque vantaggi e debolezze che possono generare un arricchimento sinergico reciproco.

Vi sono – e vanno considerate – differenze nella terminologia. I gemmologi usano ad esempio indicare le tormaline come una specie mentre più propriamente sono un super gruppo di minerali. Il posizionamento immediato di un prodotto sul mercato influenza la nomenclatura gemmologica: specie zoisite, varietà tanzanite è una definizione corretta in mineralogia, mentre ovviamente in mineralogia non esiste quella che a volte nei report descritta come tanzanite rosa, poiché tale varietà ha già un nome assegnato, thulite.

Grezzo di zoisite, varietà thulite. In alcuni report gemmologici la thulite viene definita tanzanite rosa. (Foto: John Sobolewski/Wikimedia Commons, License CC BY 3.0)

Macrì ha poi indicato nell’analisi delle opportunità e delle criticità (SWOT) un modello economico che può aiutare a tracciare una strada di fruttuosa collaborazione tra gemmologi e mineralisti, citando come esempio la convenzione in atto tra l’Università La Sapienza e l’Istituto Gemmologico Gem-Tech, editore di IGR Rivista Italiana di Gemmologia, come possibile di sviluppo di studi complementari e di possibile sbocco per coloro che hanno acquisito competenze universitarie e le vogliono mettere a disposizione dell’investigazione gemmologica. Ciò è peraltro in linea con gli obiettivi della terza missione, il processo di interazione tra Università e società civile.

Paolo Minieri (IGR Rivista Italiana di Gemmologia / Istituto Gemmologico Gem-Tech) ha delineato l’ambito scientifico che propriamente deve assumere la questione dell’etica e della responsabilità in gemmologia. Questi termini vengono usati spesso in modo inappropriato proprio perché non vengono ancorati nel giusto ambito che è quello della RSI, la responsabilità sociale intesa come parte della visione strategica delle imprese.

Questo offre un riferimento puntuale ed evita che le aziende perseguano – come accade spesso – iniziative autoreferenziali. Gli interventi devono essere misurabili e monitorati da terze parti indipendenti a partire dal fronte estrattivo per attestare la qualità effettiva dell’intervento di responsabilità.

Tra gli stakeholder sono da prendere in considerazione: clienti, catena di fornitura e policy makers. I principali campi di intervento delle politiche di responsabilità sociale nel comparto delle gemme sono due: quello rivolto a garantire la corretta trasmissione delle esatte proprietà delle gemme (ambito spesso trascurato colpevolmente dal comparto) e quello che si interessa dei processi di tracciamento delle gemme dall’origine al commercio, che è dove i brand concentrano il proprio intervento.

A questo scopo sono venuti recentemente in soccorso i registri crittografati a catena (blockchain) posti in essere da nuove imprese della new economy (Everledger, Tracr e altre). L’implementazione di queste nuove tecniche non può prescindere però dai tracciatori fisici (iscrizioni laser, nanoparticelle, impulsi laser) necessari per stabilire un legame univoco tra le gemme e le informazioni che devono essere veicolate.

Trattamenti fisici e trattamenti etici. (Foto: Gem-Tech Istituto Gemmologico)

La presentazione di Rocco Gay (Petramundi, ICA Ambassador), in linea con quella proposta a Bari nel luglio 2021, ha aperto uno spaccato nel vivo dell’industria del taglio delle gemme e della produzione di gioielleria con particolare attenzione al distretto valenzano. Kering (Gucci, Boucheron, Pomellato, Queelin), Richemont (Cartier, Piaget, Van Cleef, Buccellati, Giampiero Bodino), LVMH (Tiffany, Bulgari, Chaumet, Fred, Dior) sono i tre grandi gruppi mondiali in forte crescita di fatturato, dominanti nel lusso, ciascuno dei quali ha almeno un’unità produttiva nella cittadina piemontese. Essi impongono alle taglierie le gemme che saranno imposte nel mercato, prevalentemente madreperle, onici, corniole, occhio di tigre, lapis, opale rosa (cancellato recentemente dagli ordinativi a causa della perdita di colore nel tempo). I brand investono nel taglio che diventa iconico ed identitario (si veda il famoso “nudo” di Pomellato) e quindi non sono interessati solo a materiali preziosi ed esclusivi: il loro fatturato è composto in larga misura proprio da pietre economiche e reperibili ma ad alcune condizioni precise. La prima di queste è l’estrema precisione delle misure e dei parametri di colore, una prestazione che la moderna industria del taglio può soddisfare grazie alla tecnologia (preformatrici, controllo numerico fino a 5 assi, laser, trapani ad ultrasuoni) assieme alla puntualità nella consegna di ordinativi assai consistenti (nel 2020 Van Cleef ha utilizzato 100.000 pezzi, Bulgari 40.000).

Anelli “Nudo” di Pomellato. (Foto: Ummarino/Wikimedia Commons, Free Art License)

L’altro fattore discriminante per poter entrare nella catena di fornitura dei grandi brand è la capacità di garantire la provenienza delle gemme utilizzate: l’adesione al RJC è raccomandabile. Tiffany non usa la malachite perché associata alla Repubblica Democratica del Congo, paese sotto i riflettori in quanto nei suoi territori orientali v’è un conflitto armato latente per l’accaparramento delle materie prime. Tiffany ha bandito il lapis afgano, sostituibile con quello cileno ma solo dimostrando la legittimità della fornitura. Molti paesi hanno escluso il Myanmar (ex Birmania) dai propri fornitori per il noto golpe militare del 2021.

Affide è una società specializzata in stima dei gioielli e credito su pegno, con 37 sedi in Italia, che ha collaborato come sponsor per l’organizzazione delle giornate di Ferrara. Clarisse Poloni (Affide – Credito su stima, Roma) ha sottolineato nel suo intervento gli aspetti relativi all’economia circolare ed alla credenziali di responsabilità sociale cui è tenuta a conformarsi oggi un’azienda impegnata nel credito su pegno.

Articolo di Paolo Minieri e Stefania Coppola, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia nr. 15 – Autunno 2022.

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