domenica, Aprile 28, 2024
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La definizione di diamante è su una linea di faglia tra naturali e sintetici. La versione del CIBJO

Le principali associazioni internazionali del ramo pietre e gioielleria devono fare i conti con alcune prese di posizione espresse nelle nuove linee guida rilasciate dalla FTC a luglio del 2019. In esse è contenuta una definizione di diamante considerata controversa. Infatti, il documento federale statunitense ha rimosso l’attributo “naturale” dalla definizione di diamante, distanziandosi dalla consolidata norma europea in base alla quale: “… l’uso della parola ‘diamante’, da sola, senza qualifica, rileva che si tratta di naturale”.

Pur facendo proprie la maggior parte delle nuove linee guida della FTC, il CIBJO ed altri gruppi che rappresentano l’industria (AWDC, CIBJO, DPA, GJEPC, IDI, IDMA, WDC e WFDB) sono più vicini agli standard ISO europei avendo preso in modo netto le distanze, nella “Linee guida sulla terminologia del diamante” emanate congiuntamente ad inizio 2018, dal possibile uso del termine diamante riferito ai sintetici. Questo veniva infatti definito: “… un minerale creato dalla natura; il significato di diamante implica sempre che è naturale”.

Il presidente della Diamond Commission del CIBJO, Udi Sheintal, ha poi rilasciato ad ottobre 2019 un documento, intitolato “Standing on the fault line between natural and laboratory-grown”, che ribadisce la raccomandazione di restringere il possibile uso del termine ai soli diamanti naturali ma offre anche altri interessanti spunti e chiarimenti su questo spinoso dibattito normativo.

La prima pagina del documento intitolato “Standing on the fault line between natural and laboratory-grown”, pubblicato da Udi Sheintal, presidente della CIBJO Diamond Commission. (Foto: CIBJO)

Innanzitutto, va ricordato che già dallo scorso anno il CIBJO ha istituito il Laboratory-Grown Diamond Working Group, incaricato di formulare i principi operativi e gli standard terminologici di questa nuova categoria di prodotti, che sono considerati da separarsi scientificamente ed economicamente dall’industria dei diamanti naturali. Facendo seguito all’atteggiamento favorevole da parte della FTC all’inclusione dei diamanti ottenuti in laboratorio in un quadro normativo, Sheintal accetta questa nuova categoria ma insiste sul “compito di scollegare il settore del diamante naturale da quello del diamante realizzato in laboratorio […] non solo dal punto di vista professionale, ma anche dal punto di vista del consumatore”.

La confusione deve essere insomma evitata e, a tal fine, è stato elaborato un nuovo codice internazionale distintivo a sei cifre che identica il diamante sintetico, grezzo o semplicemente segato o sgrossato. Le nuove linee guida FTC hanno posto forti restrizioni all’uso troppo disinvolto di qualifiche ecologiche come “diamanti eco-compatibili”. Sheintal concorda e sottolinea: “… una pietra preziosa, che è pur sempre un oggetto senza vita, non è né etica né ecologica… L’onere del comportamento responsabile ricade sempre sugli individui e sulle aziende che lo estraggono in miniera, che lo producono in laboratorio e lo commercializzano”. Nel documento del CIBJO vengono usati termini come diamante “accresciuto in laboratorio” o “diamante creato in laboratorio” (sempre per esteso e mai in forma abbreviata) in ottemperanza con la posizione di FTC che non considera “sintetico” una definizione da raccomandare, anche se – ammette onestamente Sheintal – il termine inevitabilmente di tanto in tanto è saltato fuori.

Gem News pubblicata su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 8, Inverno 2019

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