sabato, Aprile 27, 2024
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Lo strano caso delle gemme naturali ecologiche e democratiche “lab-grown” che provengono dall’Italia

Questa è una risposta a due articoli pubblicati da due autorevoli giornali italiani, Il Corriere della Sera (“Rubini, smeraldi e zaffiri, il caso delle gemme Lab-Grown”) e La Repubblica (“Per Morellato dopo Ferragni arriva il diamante ecologico”). “Diamanti “Lab-Grown” o “Diamanti Sintetici”? Diamanti Naturali ingranditi in laboratorio ma non Sintetici? Di provenienza italiana? Il vostro Grillo Sparlante, a cotali annunciazioni, è stato preso da irrefrenabili convulsioni, e solo dopo massicce dosi di Grillo-Valium è stato in grado di riprendere parziale possesso delle proprie facoltà intellettive, riordinando le idee così come qui sotto esposto.

Figura 1 – Luglio 2021, il mese delle dichiarazioni che hanno fatto drizzare le antenne del Grillo Sparlante.

Cosa dicono i giornali

Procediamo con ordine e riprendiamo, pari pari, quanto proclamato urbi et orbi sia a pagina 28 del “Corriere della Sera” del 03 luglio 2021 nella rubrica “Liberi Tutti”, a firma di Enrica Roddolo, sotto l’accattivante titolazione “Rubini, Smeraldi e Zaffiri – Il caso delle Pietre Lab-Grown” (Figura 2), sia a pagina 25 de “la Repubblica” di lunedì 12 luglio 2021 nella rubrica “A&F Economia” recante l’intrigante intestazione “Per Morellato dopo Ferragni arriva il Diamante Ecologico” (Figura 3) e l’intervista all’AD del gruppo, Massimo Carraro (le lettere maiuscole assegnate ai vari materiali ed ai lori attributi son nostre, a fini d’evidenziazione):

“Corriere della Sera”: «[…] Dall’autunno scorso i Diamanti “Cresciuti” in Laboratorio escono anche da una realtà tutta italiana: Live Diamond. “E a luglio ai Diamanti si aggiungeranno le prime Gemme di Colore italiane Lab-Grown: Rubini, Smeraldi e Zaffiri Ecologici dando vita a gioielli preziosi e rispettosi dell’ambiente” anticipa Francesca Ginocchio di Live Diamond, Global Marketing Advisor Morellato Group […]».

“la Repubblica”: «[…] Tra questi c’è il lancio di Live Diamond, il brand del Diamante Ecologico: si tratta di un Diamante Naturale Ingrandito in Laboratorio, non di una Pietra Sintetica. È un Diamante vero, Naturale, ma realizzato usando meno acqua ed energia […]».

Figura 2 – L’articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” il 3 luglio 2021.

Il vostro G.S. non può che esultare al nunzio. Ma diamola un’occhiata alle Normative

Finalmente (e, dal fraseggio e dai termini usati, non parrebbe esserci dubbio interpretativo alcuno) v’è anche una realtà tutta italiana da cui escono i Diamanti «Cresciuti» in Laboratorio, ovvero i Diamanti Lab-Grown, ovvero (tradotto in termini più a portata di mano) i Diamanti Sintetici che, stando all’art. 3.14.1 della Normativa UNI (Ente Italiano di Normazione) 11828:2021 “Diamante Sintetico – Terminologia, Classificazione, Caratteristiche e Metodi di Prova” così vengono definiti (al singolare):

«Diamante Sintetico (inglese: Laboratory-Grown Diamond; Laboratory-Created Diamond): “Minerale” Sintetico che ha essenzialmente la stessa composizione chimica, la stessa struttura cristallina e le stesse proprietà fisiche (incluse quelle ottiche) di un Diamante Naturale.

Nota 1 – Nelle lingue in cui non esiste alcuna traduzione accettabile per i termini inglesi “Laboratory-Grown Diamond” e “Laboratory-Created Diamond”, come l’italiano, si dovrebbe utilizzare solamente la traduzione di “Synthetic Diamond” (Diamante Sintetico).

Nota 2 – Abbreviazioni come le inglesi “Lab-Grown”, “Lab-Created”, “Lab-Diamond” o “Syn-Diamond” non devono essere utilizzate».

Così la Normativa UNI 11828:2021 ultima nata, la quale, in Italia (a completamento della sorella Norma UNI 9758 sul Diamante Naturale), riempie un vuoto legislativo – in tema di regolamentazione nella vendita dei materiali gemmologici – che invano s’è cercato di colmare dal 2004 ad oggi, e che quindi fa testo.

Nel caso persistessero incertezze circa la natura, ovvero l’origine di cotal materiale, si rimanda agli art. 3.27.2.1 e 3.27.2 della suaccennata Normativa 11828:2021 che specularmente riprendono quelli della Norma sorella e che testualmente recitano, precisando:

«“Minerale” Sintetico: Materiale gemmologico artificiale che possiede caratteristiche chimiche e fisiche corrispondenti a quelle dei materiali naturali»; «Materiale Gemmologico Artificiale: Sostanza organica e/o inorganica prodotta mediante procedimenti tecnologici».

Una volta stabilito con certezza (a rigor di Normativa) che di Diamanti Sintetici si tratta, (ovvero di Minerali Sintetici, Materiali Gemmologici Artificiali prodotti mediante procedimenti tecnologici) e di null’altro (onde evitare fraintendimenti da parte dei non addetti ai lavori, in ispecie del pubblico in generale e, più nello specifico, del consumatore finale), scrutiniamo la portata del verbo uscire, nell’asserzione «Dall’autunno scorso i Diamanti “Cresciuti” in Laboratorio escono anche da una realtà tutta italiana».

Diamanti Sintetici Italiani?

Così parrebbe di capire, dal fraseggio, a tutta prima. Infatti, attribuendo al verbo intransitivo “uscire” l’accezione significativa di “provenire”, eleviamo canti di gioia, giubilo e gaudio: è dal 16 febbraio 1953 (data di nascita, a Stoccolma, del primo campione di qualità gemmifera ad opera della svedese ASEA) che stiamo attendendo i Diamanti Sintetici di provenienza tutta italiana. Alla buon’ora, alleluia!

Considerazione a margine: come mai il mirabolante ed epocale evento è passato inosservato all’italica ed internazionale comunità gemmologico-gioiellier-orafa? Vi sono avvenimenti che, per la loro portata storica, dovrebbero doverosamente esser posti immantinente alla conoscenza del mondo scientifico, tecnologico ancorché economico…

Oppure si tratta d’una sofista prestidigitazione fraseologica atta a millantare credito – insomma – una goldoniana “spiritosa invenzione”? Gradiremmo fosse fatta luce, in merito, dati i nostri limiti intellettivi (più di tanti neuroni non trovan posto nella grillesca capoccia…).

“Nuovi Diamanti” (HPHT) / Diamanti Sintetici / Gemme di Sintesi / Diamanti Naturali: equivoci (arcani)?

Quel che ci risulta avvolto nel mistero, invece – sempre per rimanere nell’ambito del Diamante Sintetico – è l’affermazione che «Per sgombrare il campo da possibili equivoci con i Diamanti Sintetici, proprio per la novità dei Nuovi Diamanti si rischia di assimilarli alle Gemme di Sintesi che nulla hanno a che fare per materiali, processo produttivo con i Diamanti Naturali» (“Corriere della Sera”).

Scusate se siamo duri di cervice, ma fintantoché ci limitiamo al fatto che «le Gemme di Sintesi (parliamo sempre di Diamanti? n.d.r.) nulla hanno a che fare per materiali (materiali intesi come sostanze costituenti oppure intesi come materiali impiegati nel processo d’accrescimento? n.d.r.), processo produttivo con i Diamanti Naturali», in linea di massima si potrebbe convenire, una volta acclarata la portata dei punti interrogativi.

Ciò che a noi risulta arcana, invece, è la prima parte dell’assunto, da cui a tutta prima par di capire che i Nuovi Diamanti, proprio per la novità in essi insita, non vanno equivocati coi Diamanti Sintetici.

Abbiam capito bene?

Figura 3 – L’articolo pubblicato su “La Repubblica” il 12 luglio 2021.

Bene, e allora i “Nuovi Diamanti” che cosa sono, in virtù della novità di cui son portatori?

Se si tratta del «fenomeno dei Diamanti sviluppati in Laboratorio da un piccolo seme naturale, un frammento di pietra […] in genere Accresciuti in Laboratorio con un processo chiamato High Pressure High Temperature System…» (“Corriere della Sera”), come sostenuto in altra parte dell’articolo, di che si tratta se non di Diamanti Sintetici? (Vedere Normativa UNI 11828:2021 di cui sopra, art. 3.2: “Alta Pressione – Alta Temperatura (HPHT): procedimento in condizioni di alta pressione e alta temperatura atto a modificare il colore del Diamante o a produrre il Diamante Sintetico”).

Un po’ più d’un po’ di confusione…

Se invece, con quella dichiarazione («Per sgombrare il campo» etc.) s’intendesse qualcos’altro, s’avrebbe la bontà di rendercene edotti, nel contempo specificando che s’intende esattamente per Gemme di Sintesi ed in qual modo queste possano esser assimilate ai Diamanti Sintetici (o ai Nuovi Diamanti, non capiamo bene)? E, già che ci siamo, sarebbe possibile acclarare chi – tra le Gemme di Sintesi, i Nuovi Diamanti ed i Diamanti Sintetici – «nulla ha a che fare per materiali, processo produttivo con i Diamanti Naturali» (“Corriere della Sera”)? Saremmo tremendamente grati d’esser tratti in salvo dalle tenebre della confusione mentale in cui siam precipitati…

“Nuovi Diamanti”: nuovi?

Di sovrappiù: nuovi? Ma, scusate, non data alla metà degli anni ’80 del secolo scorso la produzione su scala commerciale di Diamanti Sintetici da gemma prodotti col metodo HPHT, da parte della Sumitomo giapponese? Ricordiamo male? 36 anni fa. Nuovo? Forse magari ci si è confusi col più recente Metodo di Produzione CVD (Carbon Vapour Deposition), anche se esso è recente per modo di dire: 2003 (Apollo Diamonds, USA), 18 anni or sono, dunque.

Diamanti Sintetici HPHT / Diamanti Naturali: stessa purezza?

Quel che fa specie, qui, è la precisazione della D.ssa Ginocchio (“Corriere della Sera”), nello spiegare il processo che porta alla creazione dei “Nuovi Diamanti”: «Si parte da un piccolo frammento di gemma preziosa che viene fatto crescere in laboratorio dove si ripristinano le medesime condizioni in cui si creano le gemme naturali. E il risultato sono Diamanti, Rubini, Smeraldi e Zaffiri con le stesse caratteristiche di purezza, lucentezza e caratura delle gemme estratte…».

Lasciamo perdere la sparata – da far accapponare le elitre (il primo paio di ali chitinizzato e indurito degli appartenenti alla famiglia delle Gryllidae) – riferita ai Rubini, agli Smeraldi ed agli Zaffiri, per i quali le affermazioni relative all’equivalenza nel Sintetico e nel Naturale delle caratteristiche di purezza (potremmo anche noi esser resi partecipi di sì grandioso miracolo, dacché esse caratteristiche dipendono poi anche dal Metodo di Produzione adottato, fra l’altro?) e di caratura (caratura? e che, i sintetici già si formano tagliati, bell’e pronti?) non trovano riscontro alcuno (ma perché non si spende un soldo a consultare qualcuno che ne capisca un po’, prima d’uscirsene con simili castronate?), e teniamoci entro il perimetro del solo Diamante.

Ora, che i Diamanti Sintetici prodotti col Metodo HPHT (High Pressure High Temperature) vengano classificati, per la purezza (trasparenza), adottando gli stessi criteri impiegati per gemme cosiddette estratte (i Diamanti Naturali), corrisponde al vero. Ma che abbiano le stesse caratteristiche (interne) della controparte Naturale e che gli siano equipollenti nei gradi di purezza, spiacenti. Semmai nei gradi di purezza più bassi (VS, SI, Piqué), giacché il Metodo utilizza – come solvente-catalizzatore per il dissolvimento della Grafite (nutriente) nella capsula di sintesi – una mistura di Nichel Cobalto e Ferro fusi. È pertanto cosa assai comune riscontrare nei Diamanti Sintetici HPHT residui di tal mistura rimasti intrappolati all’interno del cristallo in crescita (come inclusioni) e, date le dimensioni di tali residui, ne conseguono gradi di purezza piuttosto bassi. Alla faccia dell’equivalenza, soprattutto per ciò che riguarda la natura delle inclusioni! Assai migliori gradi di purezza (e pure di colore) son invece senz’altro conseguibili col Metodo CVD (Carbon Vapour Deposition), laddove le condizioni d’accrescimento sono tali per cui le inclusioni risultano difficilmente risolvibili. Giusto per puntualizzare, neh?

Diamanti Sintetici: ecologici e democratici?

E qui arriviamo al centro nevralgico di tutto l’ambaradan, al “core business” dell’impianto promozionale, perché di questo si tratta. Qui si sta saltando in groppa – cavalcando a briglie (troppo) sciolte, al Cavallo (Pazzo) dello sfrenato Ecologismo Integralista alla Greta Thunberg, che va tanto di moda, che fa tanta tendenza, alimentato da quella spada di Damocle che ci pende sul capo (la distruzione del Pianeta A, poiché quello B latita).

E così diamoci sotto etichettando d’Ecologico non solo più la verdura o l’auto elettrica, ma pure i Diamanti (e, per non farci mancar niente, puranco i Rubini, gli Zaffiri e gli Smeraldi e chissà che altro ancora). Giusto per accalappiare i Millennials che, a corto di soldi e di idee in questi tempi grami, si buttano/butteranno sui succedanei del Diamante, del Rubino e compagnia cantante, per mere ragioni economiche: quel 20%–40% in meno dei Lab-Grown rispetto alle controparti naturali. Al grido di “non è bello quel che è bello ma quel che appare bello”. L’importante, in quest’epoca storica, non è essere, ma apparire, evidentemente.

Vogliamo andare a fondo della faccenda? Leggetevi, nel numero 12 della “Rivista Italiana di Gemmologia”, l’intemerata del Grillo Sparlante intitolata “Il vasetto di Pandora ed il tentato diamanticidio in occasione del 5 Maggio”. Ivi si dà conto, in dettaglio con dati e cifre alla mano, di quanto avventata sia la denominazione di Diamante Ecologico. E fintantoché non sarà inequivocabilmente provato che i numeri forniti dalla Trucost Esg Analysis (Gruppo S&P Global – la più credibile agenzia indipendente d’analisi dei rischi ambientali a livello internazionale – non son veritieri, affermare che il Diamante Sintetico è Ecologico senza fornire prove provate a sostegno, rimane una vuota e fuorviante enunciazione. O vogliamo riesumare l’assunto che recita: «Ripetere mille volte una menzogna la fa divenire verità»? (Dr. Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Nazional Socialista III Reich “Millenario”).

E che dicono i numeri della Trucost etc. etc., riferiti alla Diamond Foundry, californiana produttrice di Diamanti Sintetici CVD? Che le emissioni di CO2 per carato di pietra tagliata è, per il Diamante Sintetico, di 511 kg e, per il Diamante Naturale, di 160 kg. Di tre volte superiore. Che il consumo d’energia elettrica, per quell’impianto, è di 19 Megawatts, corrispondente al consumo di 14.000–19.000 abitazioni, assai maggiore di quel che non sia per l’intero ciclo d’estrazione del naturale. Che l’utilizzo di energia rinnovabile, nel caso della Diamond Foundry, è per il 98,46% di derivazione da fonti non rinnovabili, alla faccia dell’ambientalismo di riporto. Che, per quanto riguarda il consumo d’acqua, s’è declinato l’invito a fornire cifre.

Chi la racconta giusta e chi no?

Ben vengano cifre, dati e riferimenti inoppugnabili in grado di smentire le cifre, i dati ed i riferimenti più sopra riportati, accampando ben specifici casi d’altri produttori di nota identità e strettamente correlati alle gemme oggetto dell’azione promozionale di cui trattasi. Saremo ben lieti di contribuire all’affermazione della verità, in nome della scienza gemmologica.

Per quanto riguarda invece l’attribuzione dell’attributo qualificativo “Diamanti Democratici”, dobbiamo applicare il concetto di Diamanti «conformi ai principi teorici e pratici della democrazia, cioè di quella forma di governo fondata su una visione ugualitaria dei rapporti sociali e dei diritti politici, esercitata dal popolo direttamente o, più spesso, indirettamente per mezzo di rappresentanze elettive» (G. Devoto, C. Oli, Dizionario della Lingua Italiana), oppure il concetto di Diamanti Democratico-Popolari, in cui il tipo di democrazia «è quella in cui il principio egualitario è nel supposto interesse economico-sociale delle classi popolari» (idem)? L’ultima ci parrebbe più attinente, nel caso in essere. Se no, esplicitare il senso di quell’attributo, please.

Figura 4 – La grafica dei report utilizzato per i Lab-Grown è visibilmente differente rispetto a quella dei report che vengono rilasciati per i diamanti naturali. (Foto: IGI International Gemological Institute)

Certificazione IGI (International Gemological Institute) attestante che il “Nuovo Diamante” non è Sintetico, semmai un Diamante Ecologico?

È lì, nero su bianco: «E la certificazione IGI (International Gemological Institute), un ente terzo, aiuta a far comprendere che non è Sintetico, semmai un Diamante Ecologico».
Non ci risulta. I “Laboratory Grown Diamond Reports” dell’IGI (International Gemological Institute) forniscono sì gli stessi parametri identificativi e qualitativi della controparte naturale (Dimensioni, Proporzioni, Massa-Peso, Purezza, Colore, Taglio), ma con ben in risalto – sia in copertina frontale che alla voce Description – la dicitura “Laboratory Grown Diamond Reports” e “Laboratory Grown Diamond”. Non solum, sed etiam: il Report (“Certificato”) è redatto su carta gialla, per distinguerlo da quello della controparte Naturale che è su carta bianca; sulla cintura è inscritto a raggio laser sia il numero di serie del “Certificato” che la dicitura “Lab-Grown” (Figura 4).

Saremmo esagerati, a questo punto, se dovessimo avanzare dubbi sulla sequenzialità logica ma pure sulla correttezza e la veridicità di quanto messo nero su bianco più sopra?

Rubini, Zaffiri e Smeraldi Lab-Grown (Sintetici) Italiani?

La novella che poi, a luglio 2021, ai Diamanti «si aggiungeranno le prime Gemme di Colore italiane Lab-Grown: Rubini, Smeraldi e Zaffiri» ci manda letteralmente in visibilio – che dico – in estasi mistica!

Mi Deus, per i Rubini Lab-Grown (ovvero Sintetici, (dacché valgono anche per le Gemme di Colore le considerazioni di Normativa dianzi riportate per il Diamante) è dal 1896 che aneliamo, aspiriamo, sbaviamo per una provenienza italiana; per gli Zaffiri (Sintetici), dal 1910; per gli Smeraldi (Sintetici), dagli anni 1930 (benché si debba all’italiano Giorgio Spezia l’ideazione del Metodo della Cristallizzazione con Processo Idrotermale, nel 1905). Magnificat!

O anche qui s’è data la stura alle “spiritose invenzioni”?

Figura 5 – Non esistono zaffiri sintetici prodotti in Italia. Se esistessero non sarebbero necessariamente ecologici. (Foto: James St. John/Flick, License CC-BY-2.0)

Rubini, Zaffiri e Smeraldi (Sintetici) Ecologici?

Quel che vieppiù ci lascia stupefatti anzichenò, non è tanto il fatto che – come per i suaccennati Diamanti Sintetici – non si sia dato il giusto e dovuto tributo alle fonti d’informazione del settore, quanto invece che i materiali di cui sopra siano pure dichiarati Ecologici.

Presumiamo che, se sinora Ecologici non lo siano mai stati (mai pervenute prima, alle antenne del GS, simili espressioni), nuove ed innovative tecniche produttive sian state messe a punto, che nuove tecnologie ed apparecchiature abbiano fatto la loro comparsa, talché i consueti Metodi di Produzione possano finire nella discarica della storia. Oppure che i classici Metodi da Fusione alla Fiamma (Verneuil), da Fusione in Fondente, Czochralski ed Idrotermale, abbiano subito una sì rivoluzionaria innovazione da sfornare – ora – non più Rubini Zaffiri e Smeraldi Sintetici tradizionalmente normali, ma puranche Ecologici. Anche qui, perché tenerci all’oscuro di cotali traguardi? Sarebbe possibile esser messi al corrente di cotante stravolgenti mutazioni? Temiamo di trovarci nella posizione dei peri che maturano con le brinate novembrine: arretrati…

Tutto ciò acclarato, e scrutinata la correttezza e la veridicità delle più eclatanti affermazioni contenute nei citati articoli di quelli che, per consolidata tradizione, son considerati i Principi del Foro della stampa italiana, ci si chiede:

  • Se è pur vero che la rubrica dedicata (nel “Corriere della Sera”) è portatrice già nel titolo (“Liberi Tutti”) d’un afflato di libertà d’opinione senza confini (normalmente alla pubblicità “occulta” o “velata” vien riservato un apposito spazio redazionale);
  • Se nella rubrica “A&F Economia” de “la Repubblica” il tutto risulta paludato in vesti d’indiscutibile ufficialità, con tanto di autorevoli dichiarazioni;

purtuttavia rimane oppure no l’obbligo morale (etico) di trasmettere al pubblico messaggi non inquinati od inquinanti, già che ci si picca di buttarla sull’ecologico? La trasparenza e la chiarezza, quando c’è di mezzo la tutela del consumatore, erano, sono e debbono rimanere un must, oppure si possono propalare messaggi fuorvianti a manetta, “liberi tutti”?

Dov’è finita l’etica professionale? Etica, se ci sei, batti un colpo?

Vabbé che, come si dice a Napoli, “ogni scarrafone è bello a mamma sua” e che tutti cercano di “tirare l’acqua al proprio mulino”, ma quel che è troppo è troppo, ovvia! Anche perché non si fa mistero (“la Repubblica”) della messa a punto d’una strategia promozionale che s’avvarrà della celebre e celebrata influencer Chiara Ferragni. Ora, se è vero com’è vero che assommano a ben 24 milioni gli “influenzati” che pendono dalle labbra tumide e sensuali della splendida ed affascinante imprenditrice digitale, anche per scegliersi un paio di mutande, e che questi 24 milioni son costituiti per lo più da appartenenti alle dianzi citate generazioni M e Z che dovrebbero costituire il nerbo del presente e futuro serbatoio di consumatori del prezioso, è lecito chiedersi quanto sia lecito divulgare messaggi che, sic stantibus rebus, sfuggono alla capacità critica ed alla volontà di discernimento di detti M e Z? Non è, putacaso, che si sconfini nella circumventio-onis, Dio me ne scampi e liberi?

Il Vostro sempre deferente Grillo Sparlante

Gemmologia controcorrente dal “Grillo Sparlante” Luigi Costantini, pubblicata su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 13, Autunno 2021

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4 Commenti

  1. Your synopsis and conclusions surrounding their synthetic diamond is bang on.
    Because of the inordinate claims made, the rest of the world should identify and disclose their product as “Artificial”.

    • Dear Mr. Williams,

      Thank you for your comments and appreciation.

      However, there’s a lot of confusion, under the sky, in respect of the terms synthetic and artificial, and smart guys can always take advantage on that, by mixing up the respective meanings, i.e. :
      1. In Italy, the regulations in force, for the gemological materials (UNI 10245) are defining :
      a. Artificial Gemological Materials, as : “Organic and /or inorganic substance produced by means of a technological process”;
      b. Synthetic Mineral, as : ” Artificial material having chemical and physical characteristics similar to those of the corresponding natural materials”; i.e. Synthetic Corundum Ruby, Synthetic Beryl Emerald and so on;
      c. Synthetic Product, as : “Artificial material whose chemical and physical characteristics do not have correspondence in any whatsoever natural material”; i.e. Cubic Zirconia, YAG, GGG etc.

      2. In the USA and Countries where GIA’s rules are applied, we find the following definitions :
      a. “Artificial Stone : a stone which is is either an Imitation Stone or a Synthetic Stone” ;
      b. “Imitations or Imitation Stones : any material other than genuine gem material”;
      c. “Synthetic Stone : a reproduction of a natural stone that has approximately the same physical, chemical and optical properties of the genuine stone it reproduces”.

      Now, add to this the USA’s FTC (Federal Trade Commission) most recent revision of their terminology in respect of those terms, including the smartest one ” lab-grown” / “lab -created” and you’ll see how one can play around with the whole issue (after all, aren’t Artificial Stones, i.e Imitations as well as Synthetics, all “lab-grown”, ain’t they ?).

      Best regards,

      Luigi

    • Gentil Signora Casarini,

      La ringrazio per il commento e per l’interesse.

      Il Suo auspicio sarebbe pure il nostro intento. Quanto quest’ultimo sia donchisciottesco, o non lo sia, ai posteri l’ardua sentenza. Noi, intanto, combattiamo la battaglia !

      Cordiali saluti,

      Luigi Costantini

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