Al netto degli eventi bellici di questi giorni e degli aggiornamenti continui che richiedono una trattazione dedicata nel prossimo numero, l’industria dei diamanti è emersa tra i vincitori a sorpresa della ripresa economica globale post pandemia. Si è ripresa dalle turbolenze del mercato del 2020, ha fatto registrare un rimbalzo nella seconda metà del 2021 e sembra esser partita con il motore surriscaldato all’inizio del 2022. I prezzi dei diamanti stanno aumentando: dal 5% fino al 30% sulle pietre tagliate. De Beers li ha incrementati di circa l’8% nella sua prima vendita dell’anno. Al momento stiamo assistendo a una forte crescita dei prezzi della merce di piccole dimensioni, un tempo sovrabbondante sul mercato. Anche pietre di grandi dimensioni e i prodotti di alta qualità sono in ascesa nel prezzo. L’aumento delle quotazioni è una realtà indiscutibile che influenza le intenzioni d’acquisto dei consumatori, la strategia dei produttori di gioielleria e il comportamento dei dettaglianti. La domanda è solo apparentemente banale: perché i prezzi dei diamanti sono in aumento? Ecco alcune considerazioni in risposta.
A muovere il mercato piuttosto che l’offerta è la domanda. Ciò modifica la tendenza del settore che fino a un paio di anni fa mostrava un orientamento al ribasso. A causa dell’eccesso di scorte (lo stock del materiale grezzo è aumentato di 7 milioni di carati alla fine del 2020) i prezzi dei diamanti grezzi e tagliati erano scesi in quel periodo rispettivamente dell’11% e del 3%. Durante il primo blocco, diverse società minerarie avevano dovuto sospendere le operazioni per più di sei mesi. E così, all’inizio del 2022, De Beers e Alrosa, le due maggiori compagnie minerarie, si sono trovate a gestire riserve più basse ed i prezzi dei diamanti grezzi sono di conseguenza aumentati dal 5 al 15%.
La pandemia ha inceppato gli ingranaggi della più grande fabbrica di diamanti tagliati del mondo, il distretto indiano di Surat, da dove proviene più dell’85% dei diamanti tagliati del mondo. A pieno regime, Surat, comprese le sue città satellite, conta circa 6.000 imprese specializzate nel taglio e offre lavoro a quasi 700.000 persone, con vendite annuali pari a circa 12 miliardi di euro. L’India ha dovuto introdurre delle rigide restrizioni di quarantena che hanno comportato un calo di attività manifatturiere fino al 50–70%, una fuga di lavoratori stagionali e una diminuzione del volume delle operazioni di lavorazione dei diamanti. Nonostante la ripresa degli ordini, molti addetti non sono ancora tornati al lavoro e si sono occupati in altri settori nei loro villaggi d’origine. I sindacati locali fanno sapere che non sarebbero state pagate parte delle spettanze salariali dovute, maturate nel momento della crisi susseguente al primo lockdown.
Sta accadendo qualcosa anche nella catena di distribuzione. In una fase positiva di vendite, gli operatori commerciali sono riluttanti a vendere e scommettono che il prezzo di collocamento sarà ancora più alto, mentre i compratori sono sì alla ricerca di nuova merce, ma non credono che gli attuali livelli rialzisti delle quotazioni siano abbastanza stabili per acquistare. Alla fine prevale un sentiment positivo dopo quella che è stata la stagione natalizia più vivace degli ultimi anni negli Stati Uniti, così come in Europa e in Estremo Oriente. E così la vera domanda da porsi è un’altra. La stagione dei prezzi crescenti è destinata a durare a lungo? I diamanti devono essere visti nel più ampio clima economico che sta attualmente caratterizzando questo periodo di emergenza sanitaria globale. Ai fattori che sono stati elencati sopra già dobbiamo aggiungere la recente incognita di un confronto armato nel cuore dell’Europa. L’entusiasmo potrebbe essere seguito da un rallentamento (nel numero 13 di IGR abbiamo riportato che, secondo alcuni commentatori, potrebbe esserci una bolla). Avviso ai naviganti: si prega di navigare a vista.
Di Sergio Sorrentino, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 14, Primavera 2022.
