domenica, Aprile 28, 2024
spot_img

Diario del nostro viaggio con Martin Rapaport verso i diamanti della Sierra Leone. Un approccio etico concreto per risollevare le sorti dei paesi africani

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

Chi è Martin Rapaport?

Figura iconica, sinonimo del comparto dei diamanti. Ma chi è veramente Martin Rapaport? Il suo nome è spesso presente nelle conversazioni, ma per molti rimane piuttosto sfuggente.

È una di quelle personalità che sembrano essere conosciute da tutti, ma allo stesso tempo rimangono in qualche modo difficili da inquadrare.

Ad averci a che dare direttamente, Martin invece appare subito un pragmatico, un tipo concreto. Ha una precisa visione del commercio dei diamanti col potere di modificarti la prospettiva e, in alcune circostanze, persino di cambiarti la vita.

Martin Rapaport during the JCK 2023. (Photo: Rapaport Media Center)
Martin Rapaport durante il JCK 2023. (Foto: Rapaport Media Center)

Martin Rapaport vanta un curriculum impressionante. Lo seguo da anni, faccio parte della rete Rapnet. La sua reputazione in qualche modo intimorisce. Tuttavia, molti aspetti della sua carriera hanno sempre attirato la mia curiosità, in modo particolare quello che ha costruito nel ramo dell’informazione, dove ha inaugurato un ramo di servizi accessori divenuti indispensabili per tutti gli operatori.

Martin è innovativo per default. Molto giovane, ha iniziato il suo percorso partendo dalle fondamenta ad Anversa. Ma già nel 1978 getta le basi del prestigioso Rapaport Diamond Report. Nel corso del tempo questo listino si è evoluto fino a diventare la principale fonte di informazioni sui prezzi e sul mercato dei diamanti.

Due anni dopo, ha introdotto l’innovativo RapNet – The Rapaport Network, che rappresenta la prima e più grande rete elettronica di trading di diamanti al mondo.

Rapaport è un esempio di servizio al business, una vera infrastruttura. Per uno come me, che nella rete crede ed investe, Rapaport non può non essere una fonte di ispirazione.

The airport of Freetown, Sierra Leone. (Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
Koidu City Clock Tower, Sierra Leone. (Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

15 ottobre. Arrivo a Freetown. Io e Davide siamo gli unici europei

Ed eccomi a Freetown, imbarcati nella sua missione in Sierra Leone. Siamo assieme io e mio figlio Davide che è alla sua seconda esperienza al di là dei confini italiani. I nostri compagni di viaggio provengono da USA, UK, India, dagli Emirati Arabi Uniti e da Singapore e quindi noi due siamo gli unici europei.

Questa volta siamo partiti dall’Italia consapevoli che questa sarebbe stata un’avventura speciale perché si tratta d’una esperienza di impegno etico. Qui si vede un’altra faccia della poliedrica personalità di Martin Rapaport.

Streets of Freetown, Sierra Leone. (Photo: Erik Cleves Kristensen/Wikimedia Commons, License CC BY 2.0)
Tra le strade di Freetown, Sierra Leone. (Foto: Erik Cleves Kristensen/Wikimedia Commons, License CC BY 2.0)

La sua capacità di incidere nello sviluppo dei diamanti della Sierra Leone mediante un approccio etico non è una novità perché il suo impegno risale al 2000 allorché fu l’ONU a coinvolgerlo nel processo di pace che seguiva una sanguinosa guerra civile che ha provocato 50000 vittime. Parlando con Muhammed, uno dei responsabili della security del nostro convoglio umanitario, mi sono reso conto che questa pagina atroce qui la vogliono dimenticare. Da un ventennio Martin Rapaport sta intervenendo nel paese a fianco di istituzioni, governi ed investitori internazionali per garantire sviluppo economico e per migliorare le condizioni di vita delle comunità.

(Photo: Google Maps)
(Foto: Google Maps)
(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

16 ottobre. Verso Kono, ma i cinesi già sono qui

Si parte verso la destinazione, l’area diamantifera della regione di Kono, circa 350 km. Le infrastrutture stradali in Sierra Leone sono molto migliorate. La Wellington-Masiaka è un autostrada di 62 km che è costata 169 milioni di dollari, ed è stata finanziata dalla Cina.

La Cina s’è accorta delle potenzialità che ci sono in questo continente. La strada è asfaltata ed in ottime condizioni. Più passa il tempo e più ci sorprende il contrasto tra la realtà cittadina di ieri, la città simile a tante altre con luci uffici e negozi ed il paesaggio dell’entroterra, le condizioni dei villaggi.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
The group of participants of the mission organized by Martin Rapaport in Sierra Leone. (Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
Il gruppo di partecipanti alla missione organizzata da Martin Rapaport in Sierra Leone. (Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

17 ottobre. Acqua, scuole e assistenza sanitaria dove un tempo non c’era nulla. La storia del “Diamante della Pace” da 709 carati

Il fatto che viva in povertà non impedisce certo a questa gente di essere festosa e ospitale. L’accoglienza che abbiamo ricevuto nel villaggio di Koryardu è stata davvero commovente. L’intera comunità si è riunita per salutare la nostra delegazione e mi è apparso chiaro il motivo per il quale nutrono una così grande stima nei confronti di Martin Rapaport.

The Peace Diamond. (Photo: peacediamond.com)
Il Peace Diamond. (Foto: peacediamond.com)

Nel 2017, cinque minatori artigianali hanno rinvenuto qui un diamante di 709 carati, soprannominato Peace Diamond, “Diamante della Pace”. Il pastore Emmanuel Momoh, proprietario legale del diamante, si rifiutò di contrabbandarlo e insistette per venderlo legalmente.

È stata l’esperienza di Martin Rapaport nelle aste a facilitare la vendita al miliardario gioielliere britannico Laurence Graff. La vendita raccolse circa 3,8 milioni di sterline, fondi che furono poi convogliati nella comunità per contribuire alla costruzione di scuole, ospedali, infrastrutture stradali, fornire elettricità e accesso all’acqua potabile.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

Da quel momento, Martin ha portato all’attenzione del mondo una questione antica ma cruciale per il futuro del nostro pianeta: è possibile restituire parte della ricchezza creata da gioielli e diamanti alle comunità che li estraggono dalla loro terra?

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

18 ottobre. Visita a GemFair. Anche De Beers ora dà una mano

Siamo nel distretto di Kono. Davide mi fa vedere questi straordinari diamanti grezzi che mostrano la loro bellezza geometrica. Sono custoditi all’interno della collezione GemFair, un’iniziativa del Gruppo De Beers che ha sede proprio qui e che mira a stabilire un percorso sicuro e trasparente per il mercato dei diamanti di provenienza artigianale ed estratti su piccola scala (ASM).

Questo progetto garantisce ai minatori ASM l’accesso al canale di distribuzione del Gruppo De Beers, migliorando al contempo gli standard etici e le relative condizioni di lavoro. GemFair ha collaborato con la Diamond Development Initiative (DDI), che ha svolto un ruolo fondamentale nella formalizzazione del settore dei diamanti ASM in Africa.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

19 ottobre. I diamanti possono risollevare l’agricoltura

Di nuovo a Freetown. È qui che Ezi, il figlio di Martin, ha fondato Empower Africa nel 2018. Questa rete si è trasformata in uno strumento che mette in contatto imprese e professionisti con progetti incentrati sull’Africa, facilitando collaborazioni proficue con governi, aziende e investitori.

Lo scopo dell’organizzazione è quello di tradurre le opportunità di business in azioni, condividere gli affari e diffondere una leadership tecnica a una base di utenti globale.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

La Sierra Leone, nonostante la sua terra fertile, le abbondanti fonti d’acqua e le precipitazioni, si trova ad affrontare sfide come l’insufficienza di sementi, di fertilizzanti e di tecniche agricole, con il risultato che oltre l’85% dei terreni coltivabili rimane incolto. I progetti mirano a trasformare i siti diamantiferi abbandonati in risaie.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

Quello che porto con me dopo questa avventura

Nella mia rubrica su IGR mi sono spesso soffermato sul tema dell’etica nel mondo dei diamanti. In questo viaggio ho fatto però un’esperienza diversa, più diretta, che ha profondamente influenzato il modo in cui io percepisco le gemme del mio lavoro.

In aereo, tornando a casa, non riuscivo a dimenticare questi pochi, intensi giorni in Africa. Non potevo più ignorare le questioni legate ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale, alla restituzione ed alla redistribuzione dei proventi derivati dai diamanti dei giacimenti secondari.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

Si tratta di diamanti setacciati nei corsi d’acqua, accessibili ai piccoli minatori. Molte di queste gemme ancora oggi sfuggono al controllo e vengono ancora distribuite attraverso l’intermediazione d’una rete tradizionale di speculatori che drenano la ricchezza e privano di risorse le comunità che vivono nelle remote aree d’estrazione.

Sino a l’altro ieri i diamanti della Sierra Leone hanno alimentato gli armamenti di una guerra civile. Prima che la vendita del sensazionale diamante grezzo di 709 carati, donata da un pastore al governo, propiziasse un flusso di danaro verso Koidu, la gente di quel villaggio non aveva nulla, non aveva ospedali, non aveva scuole. Non aveva acqua corrente.

(Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
(Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

«C’è una ragione per cui Dio ha dato i diamanti alle persone più povere del mondo e ha fatto sì che le persone più ricche li desiderassero» aveva scritto pochi giorni prima di partire Martin Rapaport. «Questo viaggio ti aprirà gli occhi». Me ne rendo conto. Ma come posso raccontarlo?

– Martin, ti posso intervistare? – gli ho chiesto.

– Non devi intervistare me, – mi ha risposto risoluto – devi farti intervistare tu.

Allora passo il messaggio. Comincio con questo diario, poi torneremo con Davide a parlare di Sierra Leone e faremo un focus sul tema sul prossimo numero della Rivista Italiana di Gemmologia. Sono tornato dal viaggio in Sierra Leone col cuore gonfio d’emozione. Lontano dalla civiltà come la conosciamo, al contatto con la natura selvaggia, ho visto con i miei occhi le condizioni effettive in cui si trovano i lavoratori dell’estrazione artigianale, la durezza del loro lavoro, l’esiguità del guadagno. Ho deciso di impegnarmi per sostenere il commercio basato su principi di equità, di solidarietà, di sostenibilità per le future generazioni. Sento che il mio ruolo di imprenditore nel ramo dei gioielli cambierà. Non sono più quello di prima.

The group of participants of the mission organized by Martin Rapaport in Sierra Leone. (Photo: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)
Il gruppo di partecipanti alla missione organizzata da Martin Rapaport in Sierra Leone. (Foto: IGR – Rivista Italiana di Gemmologia)

Articolo di Sergio Sorrentino

spot_img

Articoli correlati

1 commento

  1. Non c’è da commentare , solo apprendere e ad ogni uno le proprie emozioni che vanno rispettate ed apprezzate anche seca volte non condivise . Buon lavoro a tutti voi state facendo un lavoro eccellente.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

NEWS

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

Dal Magazine