lunedì, Aprile 29, 2024
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Macchine che separano mentre guardi le partite? No, in gemmologia bisogna sapere cosa e come cercare e a chi chiedere aiuto

Ok, questo numero è bello denso di informazioni sulle applicazioni rese possibili da una strumentazione gemmologica abbastanza avanzata. Strumenti (che possono superare i 10.000 €) per la separazione diamanti sintetici/naturali: Alberto Scarani e Mikko Åström la mettono subito sul pratico spiegando pro e contro del loro funzionamento reso possibile da UV, spettrometria del visibile e a fluorescenza, fosforescenza, luminescenza. Ecco la conclusione: non esiste la magica macchina che lavora mentre tu dormi o guardi le partite, ma sistemi a rischio d’essere superati perché in continua evoluzione.

A proposito di evoluzione tecnica, ecco un bell’esempio: la spettrometria di massa ICP ad ablazione laser. Con questa costosa analisi – spiegano qui Clemens Schwarzinger e Thomas Engeli – si riesce tra l’altro a sciogliere gli intricati nodi della diffusione profonda di elementi leggeri come il berillio nel reticolo cristallino dei corindoni. La LA-ICP-MS supera limiti strumentali “tradizionali” fornendo una sentenza inappellabile.

Diciamola tutta. Chi lavora nel campo delle gemme non sempre può accedere a strumentazione tanto sofisticata. Ma pur restando con i suoi attrezzi di base può ottenere dati accurati. Ce lo confermano Luigi Costantini e Claudio Russo, veterani dell’indagine microscopica deduttiva basata sulle inclusioni, cioè su quei caratteri che sono la grammatica e l’aritmetica degli studenti e degli studiosi di gemmologia.

Non è che si sia tutti dei Galileo Galilei. Limitarsi a riempire pagine di spettri e di dati quantitativi non aiuta a formare una consapevolezza gemmologica. La maggior parte degli addetti ai lavori si sentirà solo in soggezione e prenderà semplicemente atto di indiscutibili conclusioni servite belle e pronte. Precise, attendibili ma sostanzialmente astratte ed estranee al processo quotidiano del proprio lavoro che esige risposte concrete su oggetti tangibili.

Certo, la strumentazione dei piccoli laboratori gemmologici si sta già arricchendo di strumenti prima inaccessibili ma non per questo le indagini avanzate entreranno nella routine dell’operatore comune. Ma i dati della ricerca – se non li potremo “scrivere” – almeno impariamo a “leggerli”, a valutarne i criteri scientifici, le caratteristiche tecniche, i contesti applicativi. I più appassionati possono magari accedere a sistemi di ricerca avanzati, attraverso gli istituti ed i laboratori in cui hanno studiato o attraverso le Università.

Quello che però è essenziale è che si sappia leggere il funzionamento dei principi di base, che si conoscano gli usi possibili, gli orizzonti, i limiti e l’evoluzione delle applicazioni tecniche. Alla fine – come ci mostrano Annabelle Herreweghe e Aurélien Delaunay – un vecchio microscopio insieme al bagaglio classico del laboratorio e, se vogliamo, un pizzico di spettrometria Raman sono più che sufficienti per identificare, classificare e indicare la provenienza dei più belli opali del mondo. Non devi avere chissà che. Ma un po’ di entusiasmo insieme ad un set ben fatto, assortito con semplici ed esaurienti campioni master che esprimano con chiarezza il tipo e la qualità del gioco di colore, quelli sì, te li devi procurare.

Di Paolo Minieri, pubblicato su IGR – Rivista Italiana di Gemmologia n. 8, Inverno 2019

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